Architettura dell’informazione sonora adotta il Verification Handbook per verificare la correttezza delle fonti digitali. Il libro è gratis, tradotto in italiano da Andrea Coccia , grazie a Slow News . Ed è pubblicato, in diverse lingue, sul sito ufficiale.
Ho preso questa decisione non perché la verifica delle fonti riguardi l’architettura dell’informazione, almeno non in senso stretto, ma perché
- Penso che in quanto contribuente del web ho anche il dovere di divulgare le buone pratiche che esistono sul web.
- Se desidero, come davvero desidero, la diffusione dell’architettura dell’informazione in ogni progetto digitale ho anche il compito morale di divulgare cultura digitale.
- l’appello di Alberto Puliafito per fare bene il proprio lavoro riguarda tutti gli ambiti e le discipline.
Compito dell’architettura dell’informazione non è quella di verificare le notizie e le fonti, questo è compito di altre discipline e professionalità. Ed io non sono un giornalista nè una testata giornalistica. L’architettura dell’informazione però è dedita alla costruzione di contesti che ispirino fiducia.
Un giornale che racconta fatti veri e verificati ispira fiducia. Se abbiamo un ottima struttura, un ottimo contesto e poi un contenuto di cui molti dubitano, non abbiamo fatto nulla.
Verification handbook
Il Verification handbook è stato scritto nel 2013. Ed è prodotto dal giornalista Craig Silverman fondatore di Regret the Error, un blog del Poynter Institute che si occupa di errori, accuratezza e verifica nel giornalismo e Rina Tsubaki che gestisce i progetti “Verification Handbook” e “Emergency Journalism” presso l’European Journalism Centre in Olanda, dedicati ai giornalisti che lavorano in situazioni instabili nell’era digitale.
In situazioni di emergenza, infatti,
Il pubblico si affida alle fonti ufficiali quali testate giornalistiche, servizi di emergenza e agenzie governative per avere informazioni credibili e aggiornate.
Al contempo però queste organizzazioni e istituzioni guardano sempre di più al pubblico, alla folla, come fonti di nuove informazioni in grado di offrire importanti prospettive e contesti. Quando questo meccanismo funziona si crea un circolo virtuoso: le fonti ufficiali — strutture istituzionali, ONG e testate giornalistiche — diffondono le informazioni cruciali al momento giusto e lavorano a stretto contatto con i testimoni sul campo che sono i primi a osservare e documentare l’emergenza.
Per raggiungere questo scopo, i giornalisti, le organizzazioni umanitarie e i soccorritori devono imparare a usare i social media e altre fonti per raccogliere, confrontare e verificare le informazioni, spesso discordanti, che si diffondono durante
i disastri. C’è bisogno di procedure verificate, strumenti affidabili, tecniche collaudate e funzionali. Ma soprattutto, tutto ciò va implementato prima che avvenga qualche
disastro.
Si tratta, insomma, di una guida di base, per la formazione di chi si potrebbe trovare a dare informazioni di emergenza. Lo scopo è quello di
usare al meglio strumenti come i servizi Exif, i plug-in di analisi fotografica, la ricerca avanzata di Twitter, l’archivio di ricerca dei domini (whois) e gli altri strumenti illustrati in questo manuale.
Relazioni
Insieme a questa cassetta degli attrezzi, agli standard e alle procedure relativi all’uso di questi strumenti c’è un altro elemento critico nel crowdsourcing: coinvolgere il pubblico nel processo e lavorare insieme a loro per assicurarci di avere le informazioni migliori quando servono.
Formazione continua
Il libro è scritto con molta umiltà e condivide esperienze di professionisti di caratura internazionale che stavano per incappare in qualche errore o bufala. Il Verification Handbook mostra casi di studio reali di giornalisti che spiegano il percorso di lavoro svolto, indicano gli strumenti usati e raccontano i risultati ottenuti.
La verifica delle fonti è una competenza chiave, resa possibile da strumenti online gratuiti e tecniche giornalistiche tradizionali. Nessuna tecnologia può verificare automaticamente i contenuti prodotti dagli utenti con un tasso di sicurezza del 100%.
Neppure l’occhio umano e le indagini tradizionali possono riuscirici da soli. Occorre un misto di entrambe le cose.
A tutti capita di sbagliare. E più si lavora e si è volenterosi e più errori si commettono. Lo studio può limitare i danni e far comprendere che, in effetti, “non si finisce mai di imparare”.
Valori
Credo che da questo libro si possano estrarre alcuni valori che possono valere per tutti.
Onestà: dividere i fatti dalle opinioni, dire quello che si sa e quello che non si sa, ai propri lettori.
Dubbio: se tua madre ti dice che ti vuole bene, controlla. Adesso sai pure come fare!
Scetticismo: “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. In mezzo al flusso continuo di informazioni, lo scetticismo aiuta a distinguere il vero dal falso.
Fiducia: per conquistarla ci vogliono anni, per perderla pochi attimi. Prima si comincia a costruire fiducia, meglio è.
Lo ha detto la televisione
Circa 20 anni fa, una amica di mia madre si imponeva sulle amiche mettendo una pietra sopra ad ogni discussione di cui era partecipe. Quando qualcuno dubitava di quello che diceva, o qualcuno avanzava una seconda versione dei fatti, rispondeva sempre: “Lo ha detto la televisione”. Oggi, lo stesso avviene, più raramente, con “l’ho letto su internet o su wikipedia”. In entrambi i casi a distanza di 20 anni le due affermazioni non dicono nulla.
Io sono la Verità
Nei versetti 37-38 del Vangelo secondo Giovanni, avviene l’interrogatorio di Ponzio Pilato a Gesù di Nazareth:
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». 38 Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei
Non si arriverà certo a comprendere questo grado di Verità. Sappiamo tutti come andò a finire. Eppure la verifica dei dati è un processo. Trovare i testimoni di verità un lavoro. Fare le giuste domande un mestiere.
Contesti
Tra i compiti dell’architetto dell’informazione c’è quello di costruire un contesto, o di disegnare gli strumenti per costruire un contesto. Tra i compiti del giornalista c’è il compito di ri-costruire il contesto.
In conclusione
Si arriverà mai ad una perfezione? Dipende. Dipende anche se iniziamo a parlarne, per esempio.
Come per altre piattaforme nel campo dell’informazione, intrusioni e sabotaggi rimangono un’eventualità concreta. Ma tali progetti sono effettivamente in grado di accelerare il processo di verifica e potranno solo migliorare nel tempo, con il sostegno degli esperti e di ulteriori investimenti.
Se ciascuno dunque farà la sua parte, magari non si raggiungerà la Verità con la V maiuscola ma almeno avremo conquistato la Fiducia dei lettori.
E non mi pare cosa da poco.
P.s.
Così come già indicato da Luca De Biase in un suo breve post, nel frattempo è stato scritto un secondo manuale dedicato specificatamente ai giornalisti investigativi.
Ed è stato prodotto un secondo manuale di approfondimento. Ancora in inglese.
Ed un terzo in italiano edito da Slow News e tradotto sempre da Andrea Coccia.
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