Saverio Friscia è stato un medico e politico, nato a Sciacca, nell’800.
Che c’entra con l’architettura dell’informazione? Forse niente.
Ma voglio prendere quest’uomo ad esempio dal punto di vista umano. Voglio immaginarlo giovane, ragazzo di provincia, nato in una delle provincie più disastrate d’Italia. E vorrei che anche altri ragazzi del sud, designer o architetti dell’informazione, altre donne e uomini sparsi nelle provincie d’Italia riflettessero sulla sua figura umana. La storia di Saverio Friscia, infatti, è la nostra storia e penso sia utile da raccontare.
Una biografia completa la si trova, sul web, sulla pagina dedicata a Saverio Friscia dalla Treccani da cui sintetizzo. E da una antologia su Saverio Friscia, socialista libertario in cui si possono leggere documenti e testimonianze.
Saverio Friscia e i suoi pensieri
Saverio Friscia nasce due secoli fa, l’11 novembre del 1813, a Sciacca. Si tratta della stessa cittadina dove mi trovo in questo periodo della mia vita. In provincia di Agrigento. Sono amico della famiglia Friscia. Non di tutti, è una famiglia numerosa, ovviamente con ramificazioni diverse. Ma di alcuni antenati, miei coetanei, che ancora vivono in città.
Nell’estate 2016 mi sono ritrovato con amici a parlare delle vicende umane di Saverio Friscia. Non ricordo come siamo arrivati a parlare di Saverio Friscia. Ma ci stupiva, il fatto che, quest’uomo, a quell’epoca viaggiava per l’Europa e discuteva di Italia Unita e di Europa con i maggiori pensatori del suo tempo, tra Sciacca, Palermo, Napoli, Parigi e Berna. Da quella chiacchierata mi sono ripromesso di informarmi e raccontarlo.
Per me, come per moltissimi abitanti di Sciacca, Saverio Friscia è l’uomo che ha dato il nome ad una piazza. Piazza Saverio Friscia, appunto, che per buona parte, oggi (purtroppo), è un posteggio. Ma mai, neanche a scuola, avevo sentito, prima di questa estate, parlare dell’uomo Saverio Friscia. Certo personaggio scomodo, massone, mazziniano, ma anche anarchico, socialista. C’è chi lo rinnega e chi se ne vuole prendere l’eredità. Ma questo poco mi importa. Ripeto mi interessano i pensieri del ragazzo, almeno quelli che posso immaginare, e il contesto in cui viveva Saverio Friscia.
Saverio Friscia in breve
Avevo previsto una lunga pagina di Storia, ma mi sono reso conto che per quanto fosse una digressione mi sarei allontanato troppo dal messaggio che vorrei trasmettere in questo articolo. Così ho deciso di dedicare uno spazio agli uomini del sud dove raccontare la loro storia in un altro contesto che sto costruendo. Per chi fosse interessato è possibile trovare maggiori dettagli storici nell’articolo Saverio Friscia uomo del sud.
Saverio Friscia fu un uomo avanti nel tempo. Medico, omeopata, attivista politico antiborbonico, mazziniano, federalista, partecipò ai moti messinesi. Organizzò rivolte anti borboniche a Sciacca. Fu eletto deputato al Parlamento generale di Sicilia (1848-49). Fu giornalista per il giornale palermitano L’Armamento. In seguito sarà il fondatore di diversi periodici. Fu sempre attivo e anticipò con le sue lotte i cambiamenti che si sarebbero verificati di li a poco.
Le biografie lo descrivono come un uomo di congiunzione e che tentò sempre la mediazione tra le parti. Ma nelle sue decisioni finali si trovò sempre vicino alle posizioni più radicali.
Saverio Friscia fu un uomo di alto pensiero. Ebbe relazioni forti con Giuseppe Mazzini. Insieme diedero vita all’Associazione elettorale italiana, organismo del Partito d’azione. Forse anche per le sue origini siciliane ebbe un sodalizio con Francesco Crispi fra i primi presidenti del consiglio italiano. In seguito fu tra i primi amici italiani di M.A. Bakunin. Il filosofo e rivoluzionario russo tra i principali teorici del pensiero anarchico.
Saverio Friscia, un uomo del Sud
Insomma, quest’uomo partito da Sciacca, a cui rimase sempre legato, per quasi tutto l’800 fu una figura di primo piano dell’Italia e in parte dell’Europa. E questo dovrebbe essere un esempio per tutti coloro che si trovano in qualunque parte della provincia italiana, oggi.
Di questi tempi, infatti, sento spesso la sofferenza, a ragione, di chi vive in molte provincie italiane. I più giovani sono frustrati e depressi per l’isolamento culturale. Oppressi da ostacoli, numerosi e di ogni tipo. Abbandonati e spesso incompresi. E sia che si decida di andare via, sia che si decida di restare nella provincia, entrambe le scelte appaiono come delle scelte obbligate.
Saverio Friscia e l’architettura dell’informazione
Saverio Friscia non c’entra nulla con l’architettura dell’informazione. Ma oggi, spesso ci ripetiamo che l’architettura dell’informazione non ha i giusti riconoscimenti. È una disciplina incompresa e poco diffusa e ancor meno sfruttata di quanto dovrebbe. In molti, per non dire quasi tutti, lavoriamo isolati come monadi nel deserto dei nostri territori di appartenenza. Spesso con progetti lontani dalle nostre case.
Eppure, ripensando proprio a Saverio Friscia, mi sono fatto molte domande che rivolgo prima di tutto a me stesso. Sospendo il giudizio politico. Non sono qui per disputare se Saverio Friscia fu un anarchico o meno. Piuttosto mi piace riflettere sulla vita di quest’uomo e sui suoi stati d’animo giovanili, che non penso molto lontani da quelli dei giovani di oggi.
La Sicilia (ma anche l’Italia) dei nostri giorni è una Sicilia più retrograda e chiusa di quella che conobbe Saverio Friscia? Allora era più facile confrontarsi? Formarsi? Era più facile studiare? Era più facile spiegare il pensiero mazziniano o Bakuniano ai contadini siciliani dell’800? Più facile che spiegare architettura dell’informazione agli imprenditori ed editori italiani di oggi? Io stesso, ho meno mezzi di quel giovane laureato della provincia?
Saverio Friscia. Chi era costui?
Certo, fu massone e questo qualche vantaggio glielo avrà pure dato. Fu sicuramente, per i tempi, anche ricco e benestante. Una famiglia che mandava all’università un ragazzo nel 1800 sarà stata una eccezione. Eppure i genitori volevano che facesse il prete e divenne un medico. E qualche dissidio in famiglia lo avrà avuto. Politicamente attivista, i Borboni avversarono proprio la famiglia.
Oggi, la Sicilia e Sciacca in particolar modo, dista dal mondo almeno 24 ore in più rispetto ad altre zone con maggiori collegamenti. Quanto era distante, Sciacca, la Sicilia, nell’800? Quanto lontano si sentiva Saverio Friscia quando scriveva una lettera; e quando aspettava una risposta? Oppure quando pensava di andare a Palermo, o di spostarsi a Parigi? Quando non bastava prendere un aereo low-cost. L’800 fu un periodo storico più facile per quel giovane privilegiato? Furono, quelli, tempi semplici? Meno complessi?
L’800 diede maggiori possibilità ad un giovane Saverio Friscia, siciliano, della provincia di Agrigento, che ad un giovane del nuovo millennio? Saverio Friscia si sentì meno solo di quanto qualche designer si senta oggi, a Sciacca, in Sicilia, o in qualunque altra parte dell’Italia? Fu meno isolato? Meno incompreso? Il tessuto sociale che circondava Saverio Friscia era abbastanza stimolante per uno che discuteva con Mazzini e Bakunin? Ricevette meno invidie per i suoi viaggi e i suoi successi?
Magari non massoni, non ricchi, non benestanti ma da questo profondo Sud, davvero i mezzi a nostra disposizione non possono darci le stesse opportunità?
Un esempio per tutti
Saverio Friscia, a mio parere, è un esempio. E aggiungo, purtroppo, un esempio dimenticato. poco ricordato. Nel 2013, a Sciacca, è stato ricordato dall’associazione CittadinanzAttiva della sezione di Sciacca con diversi eventi di cui non si ha memoria sul web.
I miei amici mi dicono e ripetono che erano altri tempi. Certo. Stiamo parlando del Risorgimento italiano (1815 -1871). Di un uomo ricco e istruito, quando nessuno, allora, lo era. Allora frequentare l’Università aveva altri significati. Una laurea dava altre prospettive. Un laureato era tenuto in conto come non sarà mai più possibile.
Ma Saverio Friscia, per quanti vantaggi la vita gli avesse dato, non scelse strade facili. I genitori volevano che diventasse prete e divenne medico. Invece di una qualunque branca, preferì divenire un medico omeopata. Fu un precursore, un rivoluzionario della disciplina. Visionario e rivoluzionario. I Borboni, ai tempi, probabilmente pensavano a Saverio Friscia come oggi noi pensiamo ad un black block, figlio di papà, piuttosto che ad un cittadino figlio della Sicilia per bene. Seguì il pensiero di Mazzini e di Bakunin ma in senso critico, ricevendo da questi consensi, ma anche tanti richiami.
È per questo che, nonostante tutto, nonostante tutti i privilegi potesse avere, qualche domanda me la pongo.
Altri tempi
Altri tempi. Si, concordo, innegabile. Oggi non viviamo nessun Risorgimento. Anzi! Però ugualmente, per altri versi, stiamo vivendo una rivoluzione culturale. Forse non la comprendiamo in pieno. Ma sicuramente una rivoluzione più profonda di un risorgimento.
È ad una figura come Saverio Friscia a cui oggi un giovane dovrebbe ispirarsi. Altro che “siate folli e affamati“. Saverio Friscia fu più che folle, più che affamato. Fu avanti! È ad un siciliano, ad un italiano, ad un uomo che ha vissuto nella mia stessa terra e (ahimè) con gli stessi problemi, che rivolgo il mio interesse. Ad esempi come questo, di cui penso l’Italia sia disseminata, io porgo la mia nuova attenzione.
Certo, non tutti possiamo essere come Saverio Friscia. Un uomo che viaggiava anni luce avanti gli altri. Magari di una intelligenza superiore alla media, un carisma non comune, un modo di affrontare la vita in modo diverso. Al di là del tempo, del luogo e dello spazio. Certo.
Un altro futuro è possibile
Se non possiamo cambiare il mondo, possiamo cambiare, o almeno tentare di cambiare, il nostro mondo. Io per primo, ma ciascuno di noi deve svolgere il proprio lavoro al meglio, a prescindere da ciò che ci circonda. Come evidentemente fece Saverio Friscia. Forse non possiamo equiparare il nostro benessere con le ricchezze dell’allora Saverio Friscia. Ma abbiamo mezzi e strumenti, che nelle mani giuste, possono rivoluzionare il mondo! Io l’ho chiesto a Marco Giovannelli e la risposta è stata “Si può fare!”
È difficilissimo. Ma si può fare! Bisogna avere il coraggio, la fiducia, la voglia! Qualcosa si può fare. In qualunque angolo del suolo italico (visto che siamo in tema) ci si trovi. Nessuno si senta escluso! Nessuno si senta nel posto sbagliato. Possiamo immaginarci un futuro proprio rivolgendo lo sguardo al passato e seguendo il percorso umano di un Saverio Friscia.