Progettare un funerale, non è progettare la morte e non è certo un progetto di morte. Anzi. Si tratta di qualcosa che tutti dovremmo fare quando siamo in piena salute e in piena Vita.
Un susseguirsi di scelte
Quando si muore, i familiari del defunto sono sottoposti ad una serie di scelte che non si vorrebbero fare. Almeno non si vorrebbero fare in quel preciso momento.
Ossia organizzare un funerale, spesso in emergenza, spesso in momenti inaspettati, a volte senza avere la minima idea di cosa bisogna fare.
Il problema di organizzare e progettare un funerale non è tanto il dover scegliere, ma è il momento della scelta, lo stato d’animo con cui si fanno queste scelte, che poi spesso diventano obbligate e sicuramente non ponderate.
E allora, siccome da morto, saremo da un’altra parte, progettare, in vita, il nostro funerale sarebbe (o dovrebbe essere) l’ultimo atto di affetto verso chi ci ha voluto bene, rimane in vita e ci accompagna in questo ultimo momento.
Se non si ha nessuno, non si hanno figli o parenti vicini, e questo può capitare, meglio che ci si pensi al più presto. Non sono pochi coloro che lo fanno in vita.
Architettura dell’informazione e morte
Forse riterrai inopportuno questo post e ritieni fuori luogo parlare di questo tema sul mio blog. Non saprei, ci penso da un po’ ed avevo bisogno di elaborare un po’ quello che mi è successo.
Ho pensato che, come architetti dell’informazione, facciamo un gran parlare di scelte e di progettazione dell’esperienza, e non pensiamo, alla fine (è proprio il caso di dirlo), ad una delle esperienze più forti che si possano provare nella Vita!?
Da qualunque parte stai in quel momento, di qua o nell’aldilà, sicuramente l’esperienza della morte è un’esperienza molto forte. E un funerale, tra la folla o in solitaria, tra un assembramento più o meno pericoloso, ci tocca.
E allora perché non progettarlo? Perché non pensarci?
Un lutto recente
Di recente, la mia famiglia ha subito la morte di un parente (acquisito) molto vicino. E insieme ai parenti diretti mi sono ritrovato a sostenere delle scelte che ho trovato assurdo fare, in quel momento.
Progettare un funerale è un po’ come confessarsi. Lo si dovrebbe fare perché non si sa mai quale sarà il momento in cui accadrà la nostra fine. Con una nota positiva. Se progettassimo il nostro funerale, lo faremmo una volta e non ci devi più pensare.
Può capitare, infatti, che dopo una normale giornata di lavoro, si ritorni a casa, si guardi un po’ di TV, si mangi e finito di mangiare ci si alzi e si cada per terra. Per sempre. Fine della storia. Fine dei buoni propositi e di tutto quello che avresti dovuto fare e non hai fatto. Fine. Ritardi, scadenze, ansie, stress. Finito. Caput.
E se ci pensi bene, malattia o non malattia, avvertito o senza avvertimento, giovane o anziano, la morte arriva sempre troppo presto e sempre in modo improvviso e violento.
L’agenzia funebre
Chi ci accompagnerà nell’ultimo tratto della nostra vita terrena?
Chi si prenderà cura del nostro corpo, nell’immediato momento successivo alla nostra morte?
Se ci penso, io stesso, dico che, in quel momento, non me ne potrà fregare proprio nulla. Eppure quella scelta, la prima di una serie, viene fatta (non sempre) dai parenti.
A volte per consuetudine si è clienti di una agenzia di onoranze funebri, altre volte i becchini sono i primi a sapere della tua morte (prima dei parenti) e si prendono carico di tutto, in attesa dei parenti che devono solo accettare un dato di fatto.
Qualcuno protesta. La stragrande maggioranza accetta, in quel momento, qualunque cosa e chiunque gli venga proposto. Anzi, siccome è l’inizio di una serie di scelte da fare, dal disbrigo pratiche alla lapide, una scelta in meno è già un sollievo.
Il vestito
Come ti vesti abitualmente? E come vestirai nella camera mortuaria, in attesa di essere messo dentro ad una bara?
Già. Anche se ce ne andiamo nudi e crudi e lasciamo tutto, ma proprio tutto, al mondo, un vestito ce lo portiamo dietro.
Giacca, cravatta, camicia.
E una donna? Come se ne va vestita? Quali saranno le scelte?
Se leggi questo articolo è probabile che hai un guardaroba di tutto rispetto per ogni evenienza, che si adatterà anche al tuo cadavere. Ma non tutti hanno una camicia bianca da indossare da morto. E già, perché una camicia bianca?
Se la volessi rosa, rossa, blu o di qualunque altro colore, in quel momento sarebbe troppo tardi. Non hai voce in capitolo. Però non sarebbe bello poterlo decidere?
E le scarpe? Che scarpe ti metteranno? Scarpe di festa?
Se non hai deciso o non hai lasciato disposizioni precise, i parenti, nell’immediato momento dopo aver saputo della tua morte, devono andare in cerca dei vestiti che si ritengano adatti a quel momento.
Sicuro di voler indossare l’ultimo vestito buono che hai indossato?
La bara, la cassa da morto
Una delle cose che ho trovato più assurde, nelle immediate ore successive alla morte del nostro caro, è stata quella di dover scegliere la bara.
Avete mai vissuto questa esperienza? Non ve lo auguro. E spero possiate evitare l’esperienza, sebbene non eviterete mai l’esperienza della morte.
Ebbene, il proprietario dell’agenzia funebre scelta, invita uno dei parenti a visitare la sede dell’agenzia. Lì, dietro ad una tenda, si trova una camera piena di bare vuote. Ce ne sono di diversi colori, diverse tonalità.
Un uomo molto gentile, consapevole del momento, ma che sta lavorando, spiega che alcune sono più femminili, altre più maschili, alcune più adatte ad una persona anziana, altre sono adatte per i più giovani.
Scelte di stile e scelte economiche
Ma se già c’è un codice che tutti sanno e che in quel momento segui perché tutto vuoi pensare tranne che sederti a disquisire sulla scelta di un colore più o meno scuro, la vera scelta è quella della qualità di ciascuna cassa. E se e come la vuoi accessoriata.
Ed è per questo che ci deve essere un parente, perché alla fine si parla di soldi ed è il parente, che deve pagare, a dover decidere.
Nel prezzo ci sono inclusi alcuni servizi ed escluse altre scelte. Di molte cose si occupa e si occuperà l’agenzia, di altro ti dovrai occupare tu.
Qualcuno volendo dimostrare l’affetto al morto o al grande pubblico funerario spende delle cifre, a freddo, davvero assurde. Mentre altri provano profondi sensi di colpa se davvero quella sia la cifra che si meritava quella persona tanto cara.
Troppo o troppo poco? Come se l’affetto di una persona sia misurabile economicamente.
Parlando di questo momento con altri, che hanno vissuto l’esperienza, in molti mi hanno confermato lo sgomento e l’esperienza dolorosa della scelta.
Il carro funebre
Generalmente le agenzie funebri hanno una sola auto con cui accompagnano tutti i loro clienti.
Ma se la morte, come ci ricordava Totò, livella, non tutti i morti sono uguali.
Alcune famiglie scelgono determinate agenzie perché hanno un parco auto che differenzia l’ultimo viaggio.
Inumazione, tumulazione …?
Hai scelto cosa accadrà al tuo corpo?
Generalmente pensiamo tutti che un defunto possa e debba essere tumulato. Ossia, la sepoltura in un loculo di calcestruzzo con una bara rivestita internamente in zinco.
Ma il corpo potrebbe essere inumato, ossia deposto in una bara di legno e sotterrato nella terra in modo da decomporsi nel corso di circa 10 anni.
… o cremazione?
Oppure devi pensare alla cremazione.
Sempre che nel comune dove si muore si possa eseguire la cremazione, questa è una scelta dello stesso defunto, magari lasciando una prescrizione nel testamento, oppure, per motivi diversi, il coniuge o un parente prossimo possono esprime questa volontà.
A questo punto, sempre se non si è deciso prima, la famiglia stabilisce se tumulare l’urna cineraria, conservarla presso la propria abitazione o se disperdere le ceneri.
Capsula Mundi. Una morte piena di vita.
A tal proposito una proposta culturale con un diverso approccio al tema della morte è il progetto di capsula mundi.
Mi ha colpito perché c’è un pensiero progettuale che va oltre la morte in se.
Si tratta di
un contenitore dalla forma arcaica e perfetta, quella dell’uovo, realizzato con un materiale biodegradabile, nel quale viene posto il corpo del defunto in posizione fetale o le ceneri. La Capsula è messa a dimora come un seme nella terra. Sopra di essa viene piantato un albero, scelto in vita dal defunto, che verrà curato da familiari e amici, come un’eredità per i posteri e per il futuro del pianeta. Il cimitero assumerà dunque un nuovo aspetto, non più grigie lapidi di pietra ma alberi vivi a formare un bosco, un “bosco sacro”.
Il loculo
Se hai scelto o è stata scelta, per te, la tumulazione, il tuo viaggio all’interno della burocrazia umana non si conclude. Quindi armati di pazienza e aspetta. Hai tutto il tempo.
Quanti di voi, infatti, posseggono una cappella di famiglia dove ci sia un posto libero per un defunto?
In Sicilia la situazione è davvero tragica. Non ci sono molti posti liberi. La costruzione di loculi non riesce a soddisfare la domande di posti. Lo spazio è sempre poco, le concessioni, almeno quelle antiche sono troppo lunghe, c’è grande mancanza di organico all’interno dei cimiteri… Insomma, una situazione molto complessa che fa si che centinaia di bare vengano riversate all’interno di magazzini e camere mortuarie dove si aspetta di essere definitivamente tumulati.
Forse hai già un posto in paradiso o già friggi all’inferno, ma il tuo corpo in terra, attenderà mesi, se non anni, di trovare un posto al cimitero.
Proprio per questo motivo, sempre in Sicilia, non so se accade anche in altre regioni, le persone che non posseggono una tomba di famiglia, si iscrivono a confraternite o ad associazioni di mutuo soccorso per avere diritto ad un loculo.
Queste confraternite si occupano, nel tempo, di costruire e distribuire loculi ai propri associati defunti.
La lapide
La scelta della lapide è una scelta che si fa in un momento più tranquillo. Intanto devi avere una tomba dove poter affiggere nome cognome, foto e data di nascita e di morte.
Se non hai una tomba, non c’è bisogno di una lapide. Ci sarà tempo.
Ad ogni modo, accanto alle casse da morto, quelle che hai visionato in agenzia, puoi notare pile di cataloghi dove ci si può sbizzarire. Potrai e dovrai scegliere candelabri, luci, vetri, fioriere, porta foto e quant’altro.
Sembrano poche cose, ma la scelta è davvero ardua. E a farlo, se non lo fa il defunto, lo dovrà fare quella persona che ti ha voluto più bene durante la vita.
Penserai alla tua morte?
Scrivo questo articolo come promemoria per me stesso. Mi dico ogni giorno di progettare questo momento. Anche se, devo essere sincero, non l’ho fatto e forse non lo farò mai. Al momento ho scelto il loculo, associandomi ad un club.
Però, siccome penso che la morte sia un momento tragico; un momento in cui un amico o un parente voglia meditare sulla morte del proprio caro o sulla propria morte; e magari voglia piangere o voglia iniziare ad elaborare il lutto, vorrei evitare, almeno alle persone a cui voglio bene e a chi mi è più vicino, di fare queste scelte. E questo tipo di scelte.
In quel momento il carico emotivo è troppo forte.
Il parente più prossimo, infatti, se possibile, cercherà di evitare queste scelte delegando ad altri parenti, ma comunque sempre vicini e comunque coinvolti emotivamente.
Progettare un funerale
Non pensiamo alla morte, pensiamo sempre alla vita. Ma la morte fa parte della vita.
Scegliamo di evitare le scelte che comunque andranno fatte. Qualcuno sarà obbligato a scegliere e decidere. E ripeto, nel momento, più infelice.
Forse, così come progettiamo la nostra prossima vacanza, si tratta comunque di un viaggio, forse sarebbe il caso di organizzare l’ultimo viaggio e progettare il funerale, almeno il nostro.