Ritengo da tempo che l’Architettura dell’informazione sonora sia una delle frontiere dell’User Experience. A conferma di quanto penso e sostengo in un articolo pubblicato dall’ux design.cc con i trend più interessanti dell’User Experience, negli anni 2015 e 2016, trovo qualche conferma.
Nell’articolo si mette in evidenza come stia calando l’interesse verso la parte grafica dell’user experience.
Il fascino dei pixel sta quasi per svanire.
Non che le interfacce stiano per morire definitivamente, ma il ruolo dell’ User Experiece Designers sarà meno concentrato sulla progettazione delle interfacce visive.
Magari sarà proprio questo il motivo per cui i progettisti di tutto il mondo stanno iniziando a dire che:
Tutto sembra uguale e c’è tanta fuffa in chi parla di User Experience.
UX vecchia e nuova
Gli User Experience Designers, almeno negli Stati Uniti, stanno progettando per sistemi operativi che hanno un linguaggio visivo consolidato e design di interazione piuttosto solide.
L’estetica si sta appiattendo e i progetti stanno avendo tutti la stessa grafica. Beh, forse va bene così. D’altronde i modelli di interazione sono abbastanza robusti.
Se progetti una maniglia per aprire una porta non è necessario reinventare qualcosa; due o tre tipi di maniglie possono essere sufficienti a coprire tutti i possibili casi di utilizzo per aprire una porta. L’innovazione solo per amor dell’innovazione, fine a se stessa, come cercare di creare un sistema di navigazione completamente dirompente per un sito web, potrebbe portare, alla lunga, ad avere problemi di usabilità.
Porsi nuove domande
Sarà necessario porsi nuove domande e non solo sul lato delle interfacce grafiche.
Ne sono sempre più convinto!
L’introduzione di una questione sonora porta a nuove domande, al soddisfacimento di nuovi bisogni. La soluzione poi sarà sempre visiva?
Io sono convinto di no e sono convinto che foss’anche solo visiva questa soluzione sarebbe più ricca o certamente più completa. Ad ogni modo la progettazione di interfacce ci porta sempre di più ad un unica risposta: ciò che conta davvero per l’utente è fare le cose in modo semplice e familiare.
La fine delle applicazioni come le conosciamo
Le applicazioni, per la maggior parte degli utenti, non sono necessariamente la destinazione finale; le applicazioni sono solo un motore che converte dati grezzi in informazioni utili.
Forse alcuni utenti utilizzeranno, per molto tempo ancora, le applicazioni per controllare le previsioni del tempo, certamente, ma la cosa più utile che l’applicazione potrà fare in futuro è quella di inviare agli utenti una notifica 15 minuti prima che si metta a piovere e di ricordare, se sta uscendo, di portare con se un ombrello.
L’ho scritto diverse volte anche su questo blog, l’intelligenza artificiale sta diventando sempre più diffusa in questo anno e con risultati previsti per il 2020. Gli algoritmi intelligenti, chatbot stanno già rispondendo ai testi all’interno delle interfacce utente.
In questo modo le aziende saranno in grado di fare qualunque cosa per i propri clienti, senza il bisogno di una interfaccia utente proprietaria.
UX fatta di esperienze sonore
Le nuove frontiere dell’UX portano con se nuove sfide. Non c’è da inventarsi nulla ma è necessario guardare con occhi nuovi e drizzare un po’ le orecchie. La progettazione è una conversazione , nel dialogo e nella ricerca troviamo quale sia il progetto più avveneristico. Le interfacce del futuro non potranno più essere fatte solo ed esclusivamente da pixel.
L’attenzione sull’utente è concentrata sulla sua esperienza. E nell’esperienza io penso che non si possa fare a meno dell’aspetto sonoro.
Il sonoro è quello che può arricchire l’esperienza sia dell’utente che dei progettisti!