Il libro “La musica come geografia: suoni, luoghi, territori“, curato da Elena dell’Agnese e Massimiliano Tabusi è un testo che esplora la complessa relazione tra musica, luoghi e articolazione geografica degli spazi umani. Il volume raccoglie i contributi di una giornata di studio organizzata dalla Società Geografica Italiana, in collaborazione con il Gruppo di Lavoro AGeI “Media e geografia”.

Analizzando il rapporto tra musica e geografia, si esplora come la musica possa influenzare ed essere influenzata dal contesto geografico e culturale in cui viene prodotta e ascoltata.

Geografie emozionali

In queste settimane il blog ha ripreso il tema del rapporto tra terriorio, città, e rapporto tra spazio fisico e musica. Così come, proprio all’inizio del mio percorso di blogging mi ero occupato delle geografie emozionali.

Un tema che dovrebbe essere ricorrente per progettare esperienze mettendo in relazione spazio e tempo, uno spazio-tempo dove la rete serve da abilitatore e connettore.

Esplorare la connessione tra musica e geografia

Ci sono tre temi ricorrenti nel testo “La musica come geografia: suoni, luoghi, territori” che meritano di essere sottolineati.

Il libro esplora come la musica possa servire come una forma di “geo-grafia”, rappresentando ed evocando luoghi specifici attraverso suoni, melodie e testi. Questo tema si estende alla considerazione di come la musica possa creare e definire spazi, sia fisici che immaginari.

Poi ci si concentra sulla capacità evocativa e rappresentativa della musica come rappresentazione e metafora spaziale fra testi, suoni e melodie.

Sul blog molti articoli sono stati dedicati alla musica che si vede.

Musica, identità e resistenza

La sezione su “Musica, identità e resistenza” esplora come la musica può essere utilizzata come strumento di espressione identitaria e come mezzo di resistenza politica e sociale.

Sicuramente la musica è spesso un potente mezzo di espressione dell’identità: identità culturale, nazionale, etnica, di genere, di classe o personale. La musica tradizionale può essere un modo per le persone di connettersi con la propria eredità culturale; mentre la musica popolare può essere un modo per le persone di esprimere la loro identità personale o di gruppo.

La musica insomma è un potente strumento di resistenza. Che sia la resistenza contro l’oppressione politica, o sociale o culturale.

Conosciamo i canti della resistenza italiana contro il regime fascista, per esempio. E sappiamo che durante l’apartheid in Sudafrica, la musica è stata un importante mezzo di resistenza contro il regime oppressivo. Allo stesso modo, la musica punk e hip-hop è stata spesso utilizzata come forma di resistenza contro l’oppressione e l’ingiustizia sociale. O il rap nato come sfogo di rabbia del popolo afro americano. Un modo per denunciare situazioni di razzismo e soprusi, e anche per esortare il popolo afro-americano a combattere contro i “bianchi”.

La musica ha dunque il potere di unire le persone in nome di una causa comune. E può servire come un linguaggio universale che unisce le persone al di là delle barriere linguistiche e culturali.

Ed ancora, la musica può servire come un mezzo per conservare e trasmettere la memoria storica, Ad esempio, possono servire come un ricordo delle lotte passate e come un modo per trasmettere queste storie alle generazioni future.

l potere della musica: impatto economico e culturale della musica

Altro tema che troviamo nel testo è il tema dell’impatto economico.

È evidente a tutti come l”industria musicale è un importante produttore di economia. Questo include la produzione e la vendita di musica, dal vinile al download, ma anche settori correlati come i concerti dal vivo, la gestione degli artisti, la pubblicità musicale e la produzione di strumenti musicali.

La musica può anche avere un impatto significativo sul turismo. I festival musicali, i concerti e le attrazioni legate alla musica possono attirare visitatori da altre regioni o paesi, stimolando l’economia locale attraverso spese di viaggio, alloggio, cibo e bevande, e altro ancora.

In alcune aree, la musica può contribuire alla formazione di cluster produttivi, dove un’industria o un settore specifico diventa punto di incontro in una particolare regione. Un esempio abbastanza famoso è una città come Nashville negli Stati Uniti nota appunto per l’industria musicale, con un gran numero di musicisti, produttori, studi di registrazione e altre imprese correlate che operano nella stessa area.

Nashville è soprannominata la città della musica perché è la sede del Grand Ole Opry, un famoso programma radiofonico di musica country, della Country Music Hall of Fame e di molte case discografiche. Ha inoltre sede a Nashville una delle più grandi aziende produttrici di chitarre e bassi elettrici, la Gibson

La musica può anche svolgere un ruolo nella rivitalizzazione economica.

Insomma, la musica può creare occupazione in vari modi. Attraverso l’occupazione diretta di musicisti, ma anche l’organizzazione di eventi musicali o la creazione di spazi per la musica dal vivo può contribuire a rivitalizzare le aree urbane, attirando visitatori e stimolando le attività commerciali locali; e infine anche attraverso ruoli correlati come la produzione, la promozione, la gestione degli eventi, la vendita al dettaglio e altro ancora.

La musica come geo grafia

Il tema della musica come rappresentazione geografica è un concetto affascinante che esplora come la musica può essere utilizzata per rappresentare ed evocare luoghi specifici. Questo può avvenire in vari modi.

In alcuni casi, la musica può rappresentare direttamente un luogo specifico. Ad esempio, una canzone con un ritmo lento e malinconico può evocare un’immagine di un luogo tranquillo e solitario, mentre una canzone con un ritmo veloce e allegro può evocare un’immagine di un luogo vivace e pieno di energia. Una canzone può parlare di una città o di un paese, o può utilizzare suoni specifici (come il canto degli uccelli o il rumore del traffico) per evocare un luogo particolare.

Ma la musica può anche creare spazi immaginari, evocando luoghi che non esistono fisicamente ma che sono reali nella mente dell’ascoltatore. Questo può avvenire attraverso l’uso di suoni, melodie e testi che creano un’immagine mentale di un luogo.

La musica può rappresentare un luogo attraverso la cultura. La musica tradizionale di un paese può evocare immagini di quel paese e della sua cultura. Questo può avvenire attraverso l’uso di strumenti musicali specifici, stili musicali o temi lirici.

Se non posso ballare, non è la mia rivoluzione!

Nelle città contemporanee flash mob e mazurche clandestine possono essere una strada da percorrere
per il recupero dello spazio pubblico. La musica e la danza sono apprezzate per la loro aggregazione sociale, in particolare la musica e la danza popolare disegnano coreografie urbane accattivanti e spettacolari attraverso passi e figure facili da apprendere a da replicare.

L’espressione del corpo, il dialogo tra musicisti e ballerini e altre specificità della danza popolare trasformano l’atto del danzare in una metafora di nuovi modi di abitare una città. Questo spiega perché molte associazioni e attività volte a costruire reti e nuovi tipi di relazioni umane negli spazi urbani scelgono questo particolare modo di esprimersi.

La ricerca geografica con la sua attenzione agli spazi e ai luoghi urbani non può prescindere da queste pratiche volte a sottolineare la relazione tra corpi, gruppi e città nello spazio pubblico.

E sono davvero tante le associazioni, i gruppi di ragazzi da Venezia a Palermo che vivono l’esperienza della danza. Un’esperienza particolare che coinvolge centinaia di persone, giovani e meno giovani, che si incontrano in modo sereno e pulito. Un fenomeno certamente di nicchia, certamente “clandestino” ma proprio per il suo carattere sociale e relazionale, destinato a diffondere nuovi tipi di socializzazione nei prossimi anni.

Danze popolari e spazi urbani

La musica può essere utilizzata per reinventare lo spazio, sia a livello locale che globale.

La danza è una metafora euristica (Dematteis, 1985). Essa si presta in modo particolare a indagare le dimensioni spaziali della società contemporanea, o del presente, come preferisco chiamarla. In questo saggio breve, intendo dedicarmi in particolare a un primo scandaglio di un fenomeno in rapida espansione nelle città europee: il bal folk .

Il balfolk, una danza tradizionale che sta guadagnando popolarità nelle città europee, rappresenta un interessante fenomeno culturale in cui la tradizione locale si incontra con la modernità urbana.

Questo fenomeno, che spazia dalla penisola Iberica all’Irlanda, dalle regioni balcaniche all’Andalusia, è caratterizzato dal recupero e dalla riproposizione di danze tradizionali in contesti cosmopoliti, creando un’interazione dinamica tra il locale e il globale, il tradizionale e il moderno.

Dunque, il balfolk non è solo un ritorno al passato, ma un atto di traslazione della tradizione in un nuovo contesto urbano, dove danzatori e musicisti si riuniscono per esibizioni che fondono tradizioni europee e mediterranee, creando eventi unici e irripetibili.

Esplorare e sperimentare lo spazio urbano

La danza diventa un mezzo per esplorare e sperimentare lo spazio urbano in modo nuovo, trasformando temporaneamente luoghi, piazze, vicolo, mercati in disuso, in vivaci piazze di espressione culturale. L’interazione tra i corpi in movimento e gli spazi cittadini rivelano una dimensione sociale e geografica che è tanto effimera quanto significativa. Ogni performance diventa un evento di memoria collettiva per la comunità che vi partecipa, lasciando un’impronta invisibile ma profonda nel tessuto urbano.

Il bal folk non è solo un’arte del movimento, ma anche una forma di esplorazione geografica che sfida, come dicevamo, le nozioni tradizionali di luogo e identità.

La pratica della danza crea una connessione tra passato e presente, tra tradizione e innovazione, e invita a una riflessione più ampia sulla natura della cultura e della comunità nell’era contemporanea.

Ballare, in questo senso, diventa un atto di scoperta, un modo per comprendere meglio il mondo che ci circonda e il nostro posto al suo interno.

Suoni, luoghi, territori

Il volume si conclude sottolineando l’importanza della musica come prodotto culturale dotato di un significato economico, analizzando le dinamiche che portano alla nascita di clusters produttivi e l’impatto che gli eventi musicali possono avere sull’economia locale.

In generale, il volume sottolinea l’importanza della musica non solo come forma d’arte, ma anche come strumento di espressione culturale, politica e sociale, e come veicolo per la costruzione di identità e resistenza.