L’intervista narrativa è uno strumento utilizzato dai designer per arrivare ai bisogni delle persone in modo diretto e coinvolgente
Si tratta di una tecnica di indagine che i designer hanno raccolto dalla ricerca etnografica e usata nell’ambito delle scienze sociali come l’antropologia.
L’intervista narrativa è un metodo di ricerca qualitativa che combina l’arte della narrazione con la scienza dell’intervista. Questo metodo di ricerca è fondamentale per comprendere le esperienze personali e i percorsi di vita delle persone, evidenziando l’importanza di contesto, personalità, e storia nel conformare le nostre identità. Esploriamo insieme l’intervista narrativa, un potente strumento di scoperta e comprensione.
Cos’è un’intervista narrativa?
Un’intervista narrativa è un processo in cui l’intervistatore invita l’intervistato a raccontare una storia su una parte specifica della sua vita. A differenza delle interviste strutturate o semi-strutturate, l’intervista narrativa dà priorità alle storie personali e alle esperienze degli individui, piuttosto che cercare risposte specifiche a domande predefinite.
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Veridicità delle narrazioni o narrativa della verità?
Uno dei dubbi più comuni sollevati dagli scettici riguardo all’intervista narrativa (e alle interviste in generale) è: “Come potete essere sicuri che le storie che avete raccolto siano vere?”. Questa è una domanda di notevole importanza e merita un’attenta considerazione. Quando si pone tale questione, ci si può riferire a due aspetti distinti:
- Gli affermazioni del soggetto durante l’intervista narrativa sono veritiere, nel senso che rappresentano ciò che il soggetto realmente pensa? (In altre parole, il soggetto sta mentendo deliberatamente?).
- La “verità” rappresentata dalle affermazioni del soggetto durante l’intervista narrativa rispecchia la realtà dei fatti? (In altre parole, il soggetto sta involontariamente distorcendo la realtà?).
Cosa fa un designer narrativo?
Un progettista narrativo è un ruolo che è chiaro nello sviluppo di videogiochi contemporanei. Il suo obiettivo è progettare gli elementi narrativi di un gioco e sostenere la storia all’interno del processo di sviluppo, il che lo differenzia dal ruolo di scrittore del gioco.
Perché è così importante?
La narrazione è fondamentale per la natura umana. Attraverso le storie, comprendiamo noi stessi e il mondo che ci circonda. Le interviste narrative consentono di catturare queste storie ricche e complesse, offrendo un accesso profondo all’esperienza umana. Ciò può aiutare i ricercatori a capire meglio temi sociali, culturali, storici e psicologici complessi.
Come Conduci un’Intervista Narrativa?
1. Preparazione:
Prima di condurre un’intervista narrativa, è importante prepararsi. Questo include la comprensione del tuo obiettivo di ricerca, la scelta del tuo partecipante e la creazione di un ambiente confortevole per l’intervista.
2. Invito alla narrazione:
L’intervista inizia con un invito alla narrazione. Questo può essere un prompt ampio come “Raccontami della tua esperienza a scuola” o può essere più specifico, a seconda del tuo obiettivo di ricerca.
3. Ascolto Attivo:
Mentre l’intervistato racconta la sua storia, l’intervistatore deve dimostrare un ascolto attivo. Ciò include non interrompere, mostrare empatia e comprensione, e dare feedback non verbale positivo.
4. Domande di Follow-Up:
Dopo che l’intervistato ha finito la sua storia, l’intervistatore può fare domande di follow-up per approfondire specifici dettagli o temi emersi durante la narrazione.
Che tipi di domande si fanno nelle interviste narrative?
Esistono tre tipi di domande che possono aiutarti a ottenere una comprensione approfondita dei tuoi candidati: basata sulle competenze, comportamentale e situazionale.
L’intervista narrativa nella pratica
Le interviste narrative sono spesso utilizzate in sociologia, psicologia, antropologia e in altri campi di ricerca umanistica e sociale. Possono anche essere usate in ambito giornalistico, per dare voce a persone che altrimenti potrebbero non essere ascoltate.
Ricorda, l’intervista narrativa non è solo uno strumento di ricerca, ma è anche un modo per riconoscere e rispettare l’esperienza individuale. Ogni storia è unica e preziosa, e l’intervista narrativa ci permette di ascolt
L’analisi dell’intervista narrativa
Una volta che l’intervista è stata condotta, è necessario un’analisi accurata. Questo processo permette di estrarre significati profondi, temi e modelli dalle storie raccolte. Questo può essere fatto attraverso metodi come l’analisi tematica, l’analisi del discorso o l’analisi narrativa. Durante l’analisi, è fondamentale rispettare la voce e l’esperienza del narratore.
Ricorda, l’obiettivo non è solo quello di raccogliere dati, ma di comprendere in profondità l’esperienza umana.
Sfide e considerazioni etiche
Come tutte le metodologie di ricerca, anche l’intervista narrativa ha le sue sfide. Può richiedere molto tempo, sia per condurre l’intervista che per analizzarla. Inoltre, richiede grande empatia e abilità di ascolto da parte dell’intervistatore.
Ci sono anche importanti considerazioni etiche da tenere in mente. Ad esempio, devi garantire il consenso informato del partecipante, rispettare la sua privacy e garantire la sua sicurezza emotiva. È importante anche essere consapevoli del potere che detieni come intervistatore e fare tutto il possibile per minimizzare le potenziali dinamiche di potere.
L’intervista narrativa come metodo di ricerca
L’intervista narrativa è un metodo di ricerca potente e trasformativo. Attraverso la raccolta e l’analisi di storie personali, possiamo approfondire la nostra comprensione dell’esperienza umana e dare voce a quelle storie che altrimenti potrebbero non essere ascoltate. Mentre ci immergiamo nel mondo dell’intervista narrativa, ricordiamo che ogni storia ha valore e che, nel dare spazio a queste storie, possiamo contribuire a creare un mondo più comprensivo e empatico.
Narrazioni coercitive e le narrazioni emancipatorie
Intricato e affascinante nel campo educativo, due elementi narrativi spiccano: le narrazioni coercitive e le narrazioni emancipatorie. Le prime agiscono come forti agenti persuasivi, tentando di circoscrivere le convinzioni, mentre le seconde emergono come espressioni liberatorie che offrono la creazione di nuovi significati.
Da una prospettiva di design, siamo motivati da quest’ultimo – vogliamo inventare, sviluppare nuovi significati, evitando di essere vincolati. Questa aspirazione ci porta a guardare oltre, ad aprire le porte alla divergenza e all’innovazione. La logica e il pensiero deduttivo, nonostante la loro utilità in determinate fasi del processo di design, non sono sempre sufficienti.
Durante le fasi di ideazione e concezione, quando l’obiettivo è l’innovazione radicale e il design unico, ci rivolgiamo al pensiero abduttivo. Questo ci permette di concettualizzare liberamente, senza le catene dell’ingegneria, delle esigenze di mercato, o delle percezioni dei colleghi e dei mentori. La narrazione, in tandem con il design tridimensionale e la prototipazione fisica, diventa un potente veicolo per alimentare questa mentalità, grazie a tre elementi:
- Nella narrazione, tutto è possibile: non ci sono limiti, e tutto è un terreno fertile per la creazione.
- Con il design 3D, la perdita di processi temporali e standardizzati permette una totale libertà di pensiero, aperta all’innovazione.
- La prototipazione fisica coinvolge i sensi, permettendo ai partecipanti di vivere in modo tangibile l’intera esperienza. Ciò sviluppa competenze “intuitive” – anche se, in realtà, acquisite con l’esperienza – riguardo il senso, l’equilibrio e l’appropriazione del design.
Nel nostro ruolo di designer, siamo dunque narratori, inventori e artigiani, lavorando in un mondo senza limiti per creare nuovi significati e possibilità.
Narrazione e progettazione
Nella trama di progettazione e narrazione, si intrecciano una serie di sfumature complesse. La narrazione, come suggeriscono alcuni designer, non è una rappresentazione fisica ma piuttosto una trasmissione di significati attraverso vari canali – forma, spazio, luce, colore, consistenza, scala. Questo si riflette nel design in termini di qualità tangibili e intangibili di un oggetto, che vanno dalla sensazione che evoca alla sua personalità percepita, contesto e affinità con il potenziale utente.
La potenza della narrazione nel design risiede nel dare profondità e attrattiva a un oggetto. Questa interpretazione non convenzionale della “narrazione” porta la storia oltre il semplice racconto per spingere il processo creativo, un concetto che stiamo cercando di reinculcare nei nostri workshop di formazione. Il senso della narrazione nel design contribuisce a portare l’utente più vicino alla storia e a sviluppare un prodotto o un sistema che risuona maggiormente con l’utente.
La narrazione può anche essere liberata dai confini di prodotto e utente, permettendo al designer di plasmare storie in qualsiasi contesto come parte del processo di design. Questa libertà, combinata con lo storyboard di brevi scene attorno a un tema, può portare a risultati innovativi. Tuttavia, è essenziale che la narrazione sia centrata sul mercato o sul settore che il designer desidera esplorare per garantire un prodotto finale di valore.
La narrazione è un artefatto temporale; esso incorpora un senso di tempo e movimento. Nel design, questo permette un maggiore senso di completezza e riconoscimento da parte dell’utente. La narrazione ci permette di costruire significato intorno alle nostre esigenze e di sviluppare empatia ed emozione nel design.
La funzione della narrazione
Dall’antica pratica della narrazione fino alla sua ubiquità nella nostra cultura contemporanea, la narrazione ha un numero di funzioni all’interno di un individuo, una cultura e una società. È intrinsecamente legata alla creatività, un aspetto fondamentale della nostra umanità.
Le tecniche creative, come il brainstorming di gruppo o la tecnica dei Sei Cappelli di de Bono, sono fortemente ancorate alla narrativa. Durante le sessioni di workshop, dovremmo utilizzare la narrazione orale come strumento, con ogni narratore che porta il proprio stile e la propria unica interpretazione. Questo approccio ha dimostrato di catturare efficacemente le idee e la personalità individuali del designer.
Incorporiamo la narrazione nel nostro processo di design, consentendo la generazione di un’ampia gamma di idee e l’incorporazione di queste idee in una narrativa di gruppo. Questo non solo conduce a un output di design finale, ma anche a una ricca tavolozza di “sapori” di idee, ognuno con il suo carattere unico. Così la narrazione diventa una componente fondamentale del processo di design, unendo una serie di sessioni di workshop e contribuendo alla creazione di un ins
Concetto di design unificato e coerente
La narrazione non si limita a fornire un quadro per il brainstorming e la generazione di idee; piuttosto, si intreccia nelle fibre stesse del processo di design. Sia nella creazione di una storia all’interno di un’ambientazione illimitata, sia nell’uso di brevi scene per esplorare un argomento o una questione, incoraggiamo la libera espressione dell’immaginazione durante la fase di ideazione. Lontano dalla mentalità “design”, siamo in grado di concepire narrazioni prive di restrizioni o limiti, consentendo alla creatività di fiorire senza vincoli.
Il prodotto finale di questo processo non è solo un numero maggiore di idee innovative, ma anche un assortimento più variegato di queste idee, ognuna con la sua personalità distintiva. Durante le nostre sessioni di workshop, potremmo documentare il racconto attraverso il disegno e attraverso la scrittura. Questa dualità di documentazione cattura la gamma di “sapori” delle idee e le incorpora nella narrativa di gruppo, che poi si riversa nell’output finale di design.
Quindi, vediamo come la narrazione diventa un ingranaggio fondamentale nel meccanismo del design, connettendo le lezioni apparentemente disparate e i seminari in un tutto coeso. Essa forma un insieme di processi testati che insieme costituiscono un metodo di design. Questa metodologia non solo permette la generazione di nuove idee, ma anche la loro organizzazione in una tassonomia strutturata.
In definitiva, la narrazione nel design non è un semplice strumento o una tecnica; è una lente attraverso la quale vediamo e interpretiamo il mondo. Ci permette di plasmare i nostri prodotti in un modo che risuona con il mercato che desideriamo raggiungere e che risuona con gli utenti finali. La narrazione ci permette di andare oltre la semplice creazione di un prodotto; ci permette di infondere significato, empatia ed emozione in ciò che creiamo, rendendo il design un processo profondamente umano e relazionale.
L’intreccio tra Narrativa e Design
Da un punto di vista evoluzionistico, lo psicologo Sugiyama sottolinea che la pratica della narrazione risale a tempi immemori, antecedenti non solo all’avvento della scrittura, ma anche a quello dell’agricoltura e della vita sedentaria. In termini più generali, la narrazione può essere intesa come una storia, ovvero un susseguirsi di eventi che coinvolgono personaggi.
Tuttavia, tale definizione può essere affinata a seconda del contesto di riferimento. Per l’ambito che stiamo esplorando in questo trattato, la narrazione può essere vista come sinonimo di storia. Mentre in una narrazione di finzione il termine “personaggio” assume un significato specifico, in altri ambiti può essere sostituito da simbolo, ambiente o altro. Intrinseche a queste definizioni sono l’elemento temporale e la progressione degli eventi nel tempo.
Narrazione onnipresente
Oggi, come Sugiyama sottolinea, “la narrazione è un elemento praticato in tutte le culture conosciute”. Man mano che i mezzi di comunicazione si sono evoluti per includere i media elettronici, la narrazione non ha perso il suo fascino. È, infatti, onnipresente nella nostra cultura: dagli spot pubblicitari che costituiscono brevi scene narrative, ai social network come Facebook che invitano gli utenti a condividere la loro storia personale su una “timeline”, fino al diffuso impiego di mondi di fantasia.
Documentari e altri formati di saggistica raggiungono un vasto pubblico, con la popolarità delle biografie e dei film biografici a testimonianza del nostro bisogno di riflessione sulla vita altrui e sulle narrazioni personali. Anche in un’epoca in cui molte culture dispongono di risorse e tecnologie sempre meno limitate, la narrazione rimane un elemento centrale.
Il ruolo della narrazione
La narrazione svolge un ruolo cruciale a livello individuale, culturale e sociale. Come sostiene il filosofo Paul Ricœur, “è attraverso la narrazione che l’aspirazione alla coerenza… trova la sua prima espressione.” e attraverso la coerenza, l’identità. Per l’individuo, un sano sviluppo psicologico richiede la capacità di comprendere e fare pace con la propria storia personale. All’interno della società, la narrazione sostenere l’essenza della civilizzazione.
Potrebbe anche essere argomentato che la narrazione connette l’immaginazione e la creatività, entrambe qualità intrinsecamente umane. La ricerca sulla creatività e sui metodi creativi è arricchita dall’uso della narrazione. Il brainstorming di gruppo può essere visto come lo sviluppo di una storia alla maniera delle antiche tradizioni, raccontata intorno a un fuoco (o cavalletto), trasmessa oralmente (e poi tramite post-it), e condotta a una conclusione; la tecnica dei Sei Cappelli di De Bono può essere interpretata come una storia raccontata da “personaggi” diversi. Entrambi questi
La narrazione orale
La narrazione orale si è rivelata uno strumento potente durante le sessioni di workshop di gruppo. In queste occasioni, ogni partecipante introduce la propria interpretazione unica di un racconto, caratterizzata da un personale tocco stilistico nel modo in cui la storia viene trasmessa – talvolta essenziale e diretta, altre volte prolissa e arricchita di dettagli.
Come esercizio di brainstorming collettivo, abbiamo constatato che la creazione di sceneggiature teoriche in un contesto di totale libertà temporale e spaziale riesce a catturare l’essenza della personalità e delle idee di ciascun designer, che diventano parte integrante della narrazione collettiva.
Narrazione: un esempio reale
Prendendo ad esempio un workshop recente, gli studenti sono stati invitati a elaborare il nucleo di una narrazione articolata attorno a un tema ampio che si sviluppasse liberamente nel tempo, includendo qualsiasi elemento rilevante (o anche apparentemente irrilevante) e che non necessariamente doveva giungere a una conclusione. In questa fase, le storie potevano essere concepite come una serie di brevi scene attorno a un argomento o una domanda, senza dover rispettare una forma definita durante la fase di ideazione.
Per favorire un approccio più libero e creativo, si è scoraggiato un pensiero eccessivamente “designer”, per permettere all’immaginazione di disegnare narrazioni senza prescrizioni o limiti, fatta eccezione per quelli dettati da vincoli pratici.
Questo approccio ha consentito alla mente collettiva di produrre non solo una grande quantità di idee, con una relativa tassonomia, ma ha anche portato alla luce un insieme di “sapori” distintamente unici per ciascuna di queste idee. Queste sfumature sono state raccolte durante la fase di storyboard, mentre il gruppo era ancora in sessione, grazie al lavoro di uno scriba che disegnava le idee e di un secondo che prendeva appunti scritti. Questo “sapore” unico è stato poi incorporato nella successiva narrazione collettiva e ha alimentato l’output finale del gruppo.
Così, la narrazione ha iniziato a prendere forma. Un insieme apparentemente disparato di lezioni e seminari è stato amalgamato in sessioni di workshop, dando vita a un set coerente di processi di design sperimentati.
Narrativa nel desing non lineare
La vastità di processi di design esistenti è impressionante e ampiamente documentata, con numerose scuole di design che hanno sviluppato i propri metodi unici. Tra i più citati troviamo l’approccio pedagogico CDIO (Concepire, Progettare, Implementare, Operare), il design totale, il double diamond, il six sigma, l’ottimizzazione del design multiobiettivo (MDO) e le revisioni con passaggi obbligati. È ampiamente riconosciuto che i professionisti esperti affrontano il design in modo diverso rispetto ai neofiti.
In molti corsi di design industriale gli studenti affrontano un assortimento di moduli fondamentali che dovrebbero poi “assemblare” in un progetto finale per dimostrare la loro competenza nella disciplina. Questo metodo tende a favorire una cultura del “fai prima questo, poi quello”. Il modello non lineare, invece, promuove l’innovazione attraverso metodi che emergono dall’interno dello studente piuttosto che essere imposti dall’esterno, posticipando l’introduzione di sistemi aperti fino a quando gli studenti hanno un modello di design su cui testarli. Questo metodo evita deliberatamente l’approccio didattico convergente.
Narrativa nel desing non lineare percussiva
Un parallelo può essere tracciato con la narrazione, la quale, pur essendo spesso concepita secondo le convenzioni del realismo del XIX secolo, offre uno spazio in cui “gli inizi non rappresentano origini definitive, lo sviluppo non è mai del tutto fluido (dato che le transizioni sono inevitabilmente disgiuntive) e le conclusioni non forniscono una chiusura definitiva”. Adottando questo tipo di narrazione “percussiva”, insieme all’approccio di design non lineare proposto da Hall e Childs, la mente del designer si apre e “permette”, invece di chiudersi e limitare.
In questo modo, l’uso della narrazione non lineare, combinato con un approccio di design altrettanto non lineare, apre nuove strade all’innovazione, stimolando la creatività dal profondo degli studenti, piuttosto che imporre modelli predefiniti. Questo ambiente di apprendimento fluido e organico crea una piattaforma fertile per l’esplorazione e la scoperta, rivoluzionando il modo in cui pensiamo al processo di design.
Approccio avanzato dell’intervista narrativa
L’approccio dell’intervista narrativa sembra sfuggire alle classiche categorie di interviste, suddivise tradizionalmente in interviste strutturate (standardizzazione delle domande e risposte, formulazione di tutte le domande, rispetto dell’ordine predefinito), semistrutturate (assenza di standardizzazione delle domande e risposte, presentazione di tutte le domande, ordine imprevedibile) e non strutturate (mancanza di standardizzazione delle domande e risposte, tipo e sequenza di presentazione delle domande imprevedibili). L’intervista narrativa si caratterizza per tre elementi distintivi:
- Il ruolo attivo dell’intervistatore: l’intervistatore, con la sua padronanza dei processi narrativi, decide quando e come intervenire per stimolare la narrazione, focalizzandosi, approfondendo o ampliando il racconto. L’intervistatore non è un osservatore neutrale, ma partecipa attivamente alla costruzione del materiale di ricerca in modo consapevole, con l’obiettivo di migliorare la qualità del materiale senza influenzarne il contenuto.
- La durata dell’interazione: l’intervista non si conclude in un paio d’ore, ma richiede un tempo variabile tra mezza giornata e tre giorni, durante i quali l’intervistato ha la possibilità di attingere profondamente alla propria memoria personale, ripetendo, modificando, arricchendo la narrazione con nuovi elementi, riflettendo, divagando, e cercando collegamenti apparentemente improbabili.
- Il formato atteso del materiale: l’intervistatore richiede all’intervistato di raccontare episodi della propria esperienza lavorativa ritenuti significativi rispetto all’oggetto di ricerca. La creazione di narrazioni rispetta alcune regole, come la definizione dello scenario, dei personaggi, del problema, dell’intreccio, della soluzione e della morale (Greimas, 1983; Propp, 1928), che guidano la narrazione. L’intervistato ha piena libertà di selezionare i contenuti delle storie dalla propria esperienza, ma per la loro esposizione usa un “canone” condiviso in anticipo con l’intervistatore.
Si nota chiaramente come il terzo elemento, il formato atteso del materiale, non rientri nelle caratteristiche tipiche dell’intervista non strutturata: nell’intervista narrativa, si richiede che le risposte dell’intervistato siano formulate come un racconto, o una serie di storie.
Come osservato da Fontana e Frey (1994), non tutte le domande stimolano la narrazione.
Ad esempio, chiedendo “Quali relazioni sono state importanti nella tua vita?” è difficile ottenere delle storie. Mentre chiedendo “Potresti descrivere una situazione in cui dovevi prendere una decisione e non eri sicuro della soluzione corretta?” è più probabile che la risposta contenga una storia. Questo sottolinea ulteriormente la necessità di considerare l’intervista narrativa come un metodo distinto di intervista, che non si adatta facilmente ai modelli classicamente utilizzati per classificare le interviste.
Impegno attivo dell’intervistatore e dell’intervistato
L’intervista narrativa implica un impegno attivo sia dell’intervistatore che dell’intervistato. Il primo deve possedere un’acuta consapevolezza del processo narrativo, delle sue dinamiche e deve sapere come stimolare la creazione di un racconto, arricchendo, approfondendo, espandendo il dialogo. D’altra parte, l’intervistato ha la responsabilità di attingere alla propria esperienza per formulare un racconto significativo e contestualmente coerente con le regole condivise.
Per questi motivi, l’intervista narrativa va ben oltre la mera catalogazione di risposte a domande predefinite. Richiede tempo, pazienza e attenzione, con interazioni che possono durare da una mezza giornata fino a tre giorni, permettendo all’intervistato di sondare profondamente la propria memoria e di offrire una narrazione ricca e sfaccettata.
Narrazione strutturata
Il materiale prodotto durante queste sessioni non è solo una serie di risposte, ma diventa una narrazione strutturata, in cui i protagonisti, le situazioni, i problemi, le soluzioni e la morale sono chiaramente definiti, offrendo un quadro molto più completo e profondo dell’esperienza dell’intervistato. Le storie raccontate durante un’intervista narrativa non sono solo risposte: diventano testimonianze di vita, riflessioni personali, esempi di situazioni vissute che, insieme, formano un racconto potente e significativo.
Nell’intervista narrativa, quindi, non tutte le domande sono adatte a generare storie. La scelta delle domande e il modo in cui vengono poste sono fondamentali per stimolare la creazione di narrazioni. Per esempio, chiedendo “Puoi descrivere un’occasione in cui dovevi prendere una decisione e non sapevi quale fosse la soluzione giusta?” è più probabile ottenere una risposta in forma di storia rispetto a una domanda più generica come “Quali relazioni sono state importanti per te nella tua vita?”.
Unicità dell’intervista narrativa
Questo pone l’accento sull’unicità dell’intervista narrativa come strumento di indagine e sul suo rifiuto di adattarsi a schemi preconfezionati. L’intervista narrativa si presenta come una modalità di intervista a sé stante, con caratteristiche e potenzialità uniche, che offre un’analisi approfondita, personale e ricca di sfumature dell’esperienza umana.