Le interfacce ibride saranno il futuro, cioè avranno componenti visive, di messaggistica e altre ancora vocali. Alcune app vedranno l’uso di queste tre modalità d’uso “all in one”. Altre ne avranno solo una o due, a seconda della funzione, dell’utilizzo e dello scopo che avrà per l’utente.
Scenario
Come avrete notato il blog sta centrando sempre di più il tema sulle interfacce e assistenza vocale. C’è un grande fermento di notizie e di novità sull’argomento. Forse altri siti sono più sul pezzo ma io mi auguro che sul mio blog si venga per capire il panorama e lo scenario che stiamo vivendo. Insomma, andando con lentezza.
Qualche giorno fa ho letto un articolo di Tomaž Štolfa cofondatore di Layer, e progettista da diversi anni che mi è sembrato molto vicino al mio pensiero.
Le interfacce utente che si utilizzano oggi si basano su principi e fattori che hanno una lunga storia.
Il 2016 è l’anno della conversazione
Oggi le applicazioni di messaggistica come WhatsApp, WeChat, e Facebook Messenger dominano la maggior parte della nostra esperienza mobile. Così come anche il marketing si sta rivoluzionando per entrare nuovamente in contatto con i clienti. La cosa sembra faticosa e allora ci si affida ai bot conversazionali che inizieranno ad essere nuovamente al centro dell’attenzione e dei servizi di costumer service.
Poi c’è Slack, uno strumento di lavoro molto comodo, che sembra destinato a diventare l’interfaccia utente di default per i professionisti e i progettisti di ogni parte del mondo.
Leitmotiv della conversazione ogni 10 anni
Tomaž Štolfa ricorda che il leitmotiv della conversazione ritorna ogni 10 anni. Troviamo l’anno della conversazione nel 1986, 1996, 2006 ed oggi, nel 2016. Ma sono cambiate 2 cose che non sono da sottovalutare.
- La velocità di calcolo a disposizione di tutti e in mobilità
- La rivoluzione culturale che si sta attuando. In modo quasi inconsapevole e nello stesso tempo molto profonda.
Con la continua presenza di dispositivi intelligenti palmari e la continua esecuzione di applicazioni, il nostro modo di interagire con i computer si sta traformando. L’intelligenza artificiale (anche con tutti i suoi limiti) sarà cosa comune sui nostri dispositivi. E a breve sarà normale parlare al proprio pc, senza che qualcuno ti guardi male.
Una breve storia delle interfacce utente
L’interfaccia a riga di comando, ricorda Tomaž Štolfa, era uno standard di vecchi videoterminali degli anni ’60 e ’70. Poi adottato dalle prime righe del personal computer negli anni ’80 e ’90. Si tratta dell’origine dell’ interfaccia conversazionale. Inserivi un comando testuale, premevi invio, il computer eseguiva il comando, rispondeva a questo comando, e così via.
Quei comandi però avevano un grosso problema: il linguaggio. Quel linguaggio non era comprensibile alla maggior parte delle persone. La vera rivoluzione si ebbe con la nascita delle prime interfacce grafiche. Queste prime interfacce, così come le conosciamo, grosso modo, oggi, le icone di cartelle, bidoni della spazzatura, piccoli monitor o altro, furono introdotte dalla Xerox.
Il testo continuò ad essere utilizzato per inserie l’url di una pagina o per inviare una mail ma non fu più utilizzato per parlare/comunicare al PC.
L’avvento della messaggistica
L’interfaccia a riga di comando non è comunque scomparsa. Ha cambiato il suo referente. Non si è più utilizzato per parlare con la macchina ma lo si è utilizzato per far comunicare umani con altri umani. Qualcuno di voi si ricorderà meglio di me di Internet Relay Chat, meglio conosciuto come IRC. A seguire, negli anni 80 e ’90 abbiamo avuto numerose applicazioni di messaggistica istantanea.
Mi diverte sempre quando colleghi più giovani proclamano Slack come applicazione innovativa. Internet Relay Chat è stato lo Slack originale. IRC ha introdotto la maggior parte dei concetti che hanno reso popolare (di nuovo) Slack: i bots, le chat di gruppo, le applicazioni di sondaggi e i loro canali. Applicazioni come ICQ, AIM, MSN sono stati estremamente popolare nei primi anni 2000, ma mai veramente evoluti.
L’avvento dell’intelligenza artificiale
L’avvento dei dispositivi mobili intelligenti a metà degli anni 2000, con i loro vincoli di dimensioni dello schermo, ci hanno riportato alle righe di comando. Gli SMS (Short Message Service) oltre ad essere economicamente preziosi (se ne inviavano pochissimi al giorno) erano limitati a 160 caratteri.
Quando però l’uso dell’invio di SMS si è consolidato, non è più bastato inviare solo il testo. Ed è nato il bisogno di inviare altri tipi di file: le foto, per esempio. Vi ricordate degli MMS? Il Multimedia Messaging Service sia per il costo, sia per il successivo avvento di altre tecnologie, non ebbe vita lunga.
Ed oggi?
E siamo ad oggi, dove il valore degli sms è quasi pari a zero, la messaggistica avviene sul traffico dati internet, i file che ci si scambia direttamente o attraverso piattaforme terze sono var. I messaggi includono foto, immagini, audio, video, adesivi, GIF .
Ci sono centinaia di bot per applicazioni come telegramm, Slack e Kik. In questi servizi, ogni messaggio è diventato, o può diventare, un’applicazione autonoma con una propria interfaccia utente.
Siamo ad un punto storico, lo stiamo vivendo come consumatori principalmente, ma lo possiamo vivere anche come progettisti di interfacce. Costruire la nostra interfaccia per i nostri bisogni personali potrebbe cambiare il nostro futuro e quello di altre persone.
Interfacce ibride per un’ era dell’intelligenza artificiale
Fino ad oggi, sono state sviluppate applicazioni per i personal computer e per telefonini con interfacce obsolete. I nostri smartphone e i nostri tablet, però, non sono esattamente dei PC, e sono qualcosa di più di un telefono. Questi dispositivi sono diventati la nostra interfaccia quotidiana e il nostro strumento preferito per l’accesso a Internet. Ed è per questo motivo che avremo bisogno di interfacce ibride. Il nostro smartphone è un dispositivo ibrido e noi avremo bisogno del meglio della riga di comando e il meglio dell’usabilità e della progettazione grafica. E dove possibile e necessario avremo anche l’interfaccia sonora. Per la costruzione di un’esperienza ricca e intuitiva.
I nostri messaggi vocali, oggi, si possono facilmente tradurre in comandi. Non si tratta solo di giochi ma anche di azioni concrete. Chiamare una macchina UBER, o ordinare una pizza, possono sembrare cose da poco, ma si tratta già di spostare soldi con un nostro comando vocale.
Prepariamoci a questa nuova epoca in cui i brand e i giornali ci faranno interagire con i bot e con intelligenze artificiali sempre più sofisticate.
L’esperienza utente
Oggi l’esperienza utente non è del tutto soddisfacente, certo. Secondo me anche perché l’aspettativa è alta. Sebbene la velocità di calcolo sia notevole, non è ancora sufficiente a soddisfare la velocità di calcolo della nostra di intelligenza. Eppure già i bot possono aiutarci in molte cose. Nelle ricerche, nel trovare contenuti che ci servono mentre noi svolgiamo altre attività che sono sempre più transmediali. Mentre lavoriamo al pc, inviamo un documento attraverso Drive, e aspettiamo conferma attraverso lo smartphone e magari chiamiamo su skype o al telefono per verificare che sia tutto chiaro.
Le intelligenze artificiali impareranno a conoscerci, registreranno le nostre abitudini, risponderanno a queste abitudini singolarmente, si assumeranno il carico di lavoro di azioni ripetitive che facciamo adesso.
E seppure per la maggior parte delle volte continueremo a scrivere manualmente questi comandi sul nostro smartphone, per una percentuale non minima, potremo abbandonare l’uso del testo della scrittura e parlare, vocalizzare al nostro dispositivo.
E almeno, fin quando non ci saremo abituati all’idea di farlo, potremo scegliere di farlo.
E già scegliere, a me, non sembra cosa da poco.