Sono questione di genere i gravi fatti di abuso accaduti a Colonia e sono questione di genere le voci femminili degli assistenti vocali in uso per le attuali intelligenze artificiali.

AGGIORNAMENTO: In seguito ai numerosi feedback ricevuti dai lettori ho deciso di separare la prefazione, (obiettivamente lunga e che trovi di seguito) dal post originario: la questione di genere sonora.

AVVERTENZA

Questo post pubblicato in data 18 gennaio 2016 ha ricevuto numerose critiche da donne antifemministe, che hanno definito donnette le donne che subiscono violenza e amico delle donnette il sottoscritto. Poco importa. Non avevo esperienza di questo genere di odio verso lo stesso sesso. La questione di genere è dunque anche questione interna al mondo femminile. Se anche per te la parola femminismo è un offesa ti consiglio di saltare questa prefazione e andare direttamente al post su la questione di genere sonora.

In questa prefazione, prendendo spunto da ciò che è accaduto a Capodanno 2016 a Colonia, ho raccolto testimonianze di donne blogger, dati e opinioni di rilievo.  Chi non fosse interessato alla questione di genere e/o ha già una conoscenza del tema può andare direttamente alla questione di genere sonora.

Capodanno 2016 a Colonia

In queste prime settimane dell’anno l’opinione pubblica è stata travolta da una massa di informazioni che hanno più confuso che chiarito cosa veramente è accaduto, quali le motivazioni vere e chi siano stati i mandanti e gli organizzatori (se ci sono stati o no?) di un abuso di massa fatto da uomini contro le donne.

I giornali hanno trattato il tema in modo poco chiaro, Eretica nel suo blog elenca un po’ di bufale strumentalizzate, confondendo opinioni a fatti, numeri a traduzioni sbagliate; e secondo Pier Luca Santoro di Datamediahub.it anche in modo irresponsabile. E a distanza di giorni un chiarimento arriva da un articolo di Mauro Mondello che spiega la differenza fra quello che è successo e quello che ci hanno raccontato segnalatomi da Slow News.

Parlare alla pancia violenta

Personalmente sono stato sorpreso da chi ha minimizzato, vergognosamente, in televisione, sul servizio pubblico, la mattina presto, con il beneplacito sorrisetto di tutti, dando la colpa al testosterone, alla subcultura meridionale e chi ha ridotto il tema a questione esclusivamente razziale. Il tutto per parlare alla pancia violenta dei molti che si sono scoperti o riscoperti con un anima femminista; bollando le altre culture e/o religioni come inferiori, irrispettose delle donne e assumendo il mondo occidentale come baluardo a difesa di questi sacri diritti.

Purtroppo così non è, o almeno non lo è per tutte, non lo è per la maggioranza delle donne. Anzi, pare che proprio la disuguaglianza uomo donna e la violenza contro la donna accomuni le civiltà di tutto il mondo. E per ragioni ben brecise. Certo ognuno con i suoi diversi gradi di violenza. Senza dimenticare che i sacri diritti di cui si parla sono stati concessi, appunto concessi, da qualche decina d’anni e non da secoli di civiltà.

(Chi vuole pensare che io giustifichi o minimizzi le violenza di Colonia, fraintende in mala fede e forse ha altri pregiudizi, che non riguardano né questo post, né questo blog. Condanno tutte le violenze, i bullismi, i fascismi, gli squadrismi e tutte le ortodossie, a qualunque latitudine e longitudine. La violenza non prevede l’ascolto e non prevede la comprensione reciproca.)

Per rendersi conto delle continue violenze che subiscono le donne anche in Italia, basterebbe leggere il rapporto Istat su La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia pubblicato il 5 giugno 2015 che così comincia

La violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso. 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.

Oppure, visto che parliamo di Europa, andare a scoprire i dati a livello europeo come ha fattoDatamediahub.it. Scrive Santoro:

I dati del Gender Equality Index Report 2015 mostrano come a usare violenza è ancora oggi chi ci sta più vicino, il proprio partner, dove a mostrare le percentuali più alte sono i paesi del nord Europa: Danimarca, Olanda, Finlandia e Regno Unito. Ed ancora, i dati pubblicati dall’European Agency for Fundamental Right evidenziano che sono sempre i Paesi del nord Europa ad avere il maggior tasso di molestie sessuali con la Germania che ha tra il 60 ed il 79% delle persone che dichiarano di aver subito “sexual harassment” e la Svezia nominata capitale dello stupro.

I fatti di Colonia ci colpiscono dunque per il numero contemporaneo degli aggressori e per l’impatto mediatico, ma a leggere questi dati e a ben guardare negli occhi le donne che ci stanno intorno, anche una parente, una amica o una conoscente, abbiamo ottime probabilità di sapere che ha subito violenza.

Mi scuso per la lunga prefazione ma è argomento delicato e chi non è avvezzo al tema è necessario che apra gli occhi. Ringrazio Silvia Morara per avermi segnalato il post di Giulia Blasi dal titolo La Colonia in sé e la Colonia in te che raccontando le sue esperienze personali riassume in poche parole la realtà italiana.

Non abbiamo niente da insegnare a chi arriva qui: fra il nostro mondo e il loro mondo c’è solo la fragile barriera di una legge che in un attimo può essere cancellata, perché in fondo si pensa che la libertà delle donne sia già troppa.

e poi anche il post di Gaia Manco del blog Le donne invisibili: Per le strade di Colonia che esprime la stessa situazione a Parigi, Lipsia e Pechino.

Le aggressioni avvengono in un clima di ineguaglianza, in cui la donna è considerata inferiore, da depredare o da difendere, a seconda della parte da prendere quel giorno. Infatti non è per niente diverso chi dice “proteggiamo le nostre donne”. Gli aggressori di Colonia, gli autori di femminicidi la pensano proprio come voi. Dal momento in cui tu, da italiano, da europeo, pronunci una frase del genere sei proprio uguale a loro. Io credevo, come ogni essere umano, di appartenere a me stessa: basta una passeggiata per capire quanti pensino che mi sbagli e debba essere messa al mio posto.

E non si tratta di generalizzare o di mettere maschi contro femmine, uomini contro donne. Se avete 10 amiche, in media 3 hanno subito violenza e le altre 7 sono a rischio, in qualunque latitudine, situazione familiare o economica, così come racconta Riccardo Iacona nel suo libro “Se questi sono gli uomini” che ha raccolto le storie più significative del 2012. Una donna uccisa ogni 3 giorni.

 Detto questo

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