In occasione del WIAD Trento 2018 ho intervistato per i miei lettori Daniela Costantini.
Il WIAD Trento sarà l’evento che riunirà tutta la comunità del Nord Est, tra trentini, veneti, friulani e (immagino) anche parte della Lombardia (che si dividerà tra Trento e Genova). Una grande opportunità per un territorio molto attivo, che risponde positivamente a molte novità di business.
Wiad Trento 2018
Qui vi anticipo, come era indicato sul sito, che la giornata sarà strutturata in due momenti.
mezza giornata di talk e presentazione di casi studio, che parleranno di Architettura dell’Informazione, #UX design, accessibilità e usabilità. E mezza giornata, dopo pranzo, con sessioni di workshop parallele.
Relatori
Al WIAD Trento sono tanti i relatori di valore che si divideranno tra talk e presentazioni. Ci saranno:
Massimo Zancanaro: “La User eXperience per la co-narrazione di conflitti”. Raffaella Roviglioni o meglio conosciuta come @raffiro: “Da organizzazioni umanitarie a human-centered”. Antonio Matera “Design inclusivo: l’accessibilità come opportunità di progettazione”. Silvia Remotti : “Design for public services: riprogettiamo una comunicazione più semplice e chiara”.
E per concludere il nostro grande Luca Rosati .”Ciascuno a suo modo. Progettare per le diverse strategie di ricerca dell’informazione”. Letizia Bollini : “Senza le basi dimenticatevi le altezze. L’architettura visiva dell’interfaccia”. E Gabriele Francescotto : “Strutturare i contenuti dei siti web secondo standard: opportunità per cittadini e PA”.
Intervista a Daniela Costantini
Daniela Costantini è una persona molto rispettata all’interno della comunità degli architetti dell’informazione. La sua “fissazione” è la formazione. E forse la sua immagine di copertina su Linkedin è la migliore metafora del suo essere una persona immersa nei libri.
Daniela, come sei venuta a contatto con l’architettura dell’informazione e l’User Experience?
Grazie a questa domanda, a causa della quale ho costretto i “dolomitici” – che sono Dario Betti, Stefano Bussolon*, Nicola De Franceschi, Francesca Marangoni, Marco Calzolari – ad una forzata sessione sul nostro gruppo WhatsApp per ricostruire la storia, ho potuto vedere la chiusura di un cerchio, iniziato (guarda un po’) a Trento nel 2007, in occasione del secondo summit italiano di Architettura dell’informazione.
La scintilla però si è accesa prima, con la scoperta in rete degli studi di Luca Rosati sulle faccette, ispirati dal biblioteconomista Ranganathan e, successivamente, del suo libro sull’architettura dell’informazione. Immagina quanto possa essere particolarmente felice e onorata della sua presenza al WIAD di quest’anno…
Subito dopo, nel 2008, c’è stata la collaborazione con Bux* (Stefano Bussolon) alla progettazione dell’allora sito PoliMi (all’epoca vivevo e lavoravo a Milano), l’appuntamento annuale con quasi tutti i summit di Architecta, la mia seconda famiglia, la fondazione del MilanUXBookClub nel 2012, quella del DolomitiUX nel 2014 (insieme ai compagni di merende di cui sopra), l’organizzazione del WIAD a Verona dell’anno scorso insieme agli amici veneti e, pare, nessuna voglia ancora di fermarmi. Il mio sogno inconfessato? Riportare il WIAD a Milano, prossimamente 😉
Qual è la tua “giornata tipo” professionale?
Vivo in Trentino ormai da quasi sei anni e lavoro all’Università di Trento da poco più di tre. Da qualche mese sono tornata, con infinita gioia, ad occuparmi di web e comunicazione digitale a 360 gradi, in un contesto in cui non sono ancora sviluppati i modelli, le tecniche e i processi dell’architettura dell’informazione e dello User eXperience design. Quale sfida migliore, dunque, sarebbe potuta capitarmi?
Non esiste per ora una “giornata tipo”, perché sono sempre tutte diverse: esiste la filosofia del fare un passo alla volta, nell’inserire nel lavoro quotidiano i principi del buon design. Ho la fortuna di lavorare con un ottimo team, composto da persone in gamba, che hanno voglia di mettersi in gioco e – con il giusto tempo – di provare ad innovare.
Quale parte del tuo lavoro preferisci?
Amo molto lavorare in squadra, meglio se composta da più competenze e sensibilità differenti. Tuttavia, per indole, la parte del lavoro che preferisco è quella che mi vede “in solitaria”, quando cerco di dare corpo ad un’idea, spesso alle prese con carta e matita.
Quali sono i tuoi strumenti di lavoro?
Appunto, carta e matita in primis, nasce tutto da lì, con molti testi (io nasco come content strategist), mappe mentali e wireframes casalinghi. Poi affino con i tools digitali: uso parecchio Slack, tutto il pacchetto Google – in particolare, mi piace moltissimo Meet per la comunicazione video sincrona, tanto da aver sostituito Skype, Hootsuite per la gestione dei social, Balsamiq per i mockup, Drupal e GRAV come CMS. Odio Trello.
La comunità del Nord Est è tra le comunità più attive. Qual è il segreto?
Dovresti chiederlo ai veneti, loro sì che sono in fermento costante. A Trento non mi risulta che siamo tra le comunità più attive. O almeno, non ancora! Per questo abbiamo organizzato il WIAD, volutamente tarato sul territorio, sia in termini numerici che in termini di sponsor, dando il massimo respiro possibile ai contenuti e ai relatori (hai visto che nomi e che bello il nostro programma?).
Cosa consiglieresti alle altre comunità?
A quelle esistenti nulla. A quelle che non esistono, e so per certo che basterebbe poco per farle emergere, non ho consigli da dispensare, solo incoraggiamenti. Per esperienza, so che non dobbiamo aspettare che le cose succedano, ma dobbiamo fare noi stessi da collante, affinché i nodi si uniscano a formare una rete (questa ti ricorda qualcosa?).
Da questo WIAD Trento cosa ti aspetti? Cosa si deve aspettare chi viene ad ascoltare?
Sinceramente non so bene cosa ne uscirà, abbiamo lavorato molto alla costruzione di un ottimo programma, lasciando volutamente parecchio margine ai tempi di networking e ai momenti di scambio tra i partecipanti. Io sono molto curiosa di ascoltare tutti gli interventi e – soprattutto – felice di poter rivedere gli amici e fare nuove conoscenze.
Il risultato che spero, anche se non sarà immediato, è quello di infondere nella maggior parte delle persone che verranno la conoscenza dell’architettura dell’informazione, nelle sue diverse sfaccettature, sperando in una disseminazione più ampia possibile.
Immaginiamo di fare un salto nel tempo e siamo alla vigilia del WIAD Trento 2028. Di che si parlerà?
Caro Toni, a questo tipo di domande sembra abbia risposto, nemmeno tanto bene, l’ultimo World Economic Forum di Davos: si spazia dai big data e Intelligenza Artificiale, ai bitcoin e voice-shopping, fino alle auto volanti, anche a noleggio (“Uberair”).
Io però mi chiedo cosa avrebbero risposto le persone nel 1438, cioè dieci anni prima della rivoluzione Gutemberg, oppure nel 1981, cioè dieci anni prima che Berners-Lee pubblicasse il primo sito web? Probabilmente, banalità predittive.
Ed è proprio questo il bello del nostro lavoro, non possiamo prevedere granché, non comunque a lungo termine. Quello che a mio avviso possiamo fare è allenarci per diventare elastici, resilienti, e a restare curiosi. Quindi un AI o UX designer dovrebbe mirare ad essere non unicorno, ma araba fenice. Eternità dello spirito: fallire, sapendo rinascere. Evolversi, sempre, così nel 2028 saremo pronti, qualunque cosa succeda.
E per finire le ultime 3 domande più leggere. Consiglia un libro
Tutta la serie di (della) Fred Vargas.
Consiglia un brano musicale o un cd
La musica dipende così tanto dal momento… in questo periodo sto rispolverando tutti i CD dei Police e di Sting (avendo un preadolescente alle prese con basso e contrabbasso…).
Consiglia un film
Ultimamente mi è piaciuto molto “La pazza gioia“, di Virzì
Grazie!
Non mi resta che ringraziare anche Daniela per il suo impegno nella diffusione dell’architettura dell’informazione e per aver concesso al blog il suo contributo alla mia serie di interviste.