Un Master in architettura dell’informazione c’è, esiste e parte presso l’International University of Languages and Media, conosciuta come IULM, ogni inizio di gennaio da 4 anni.
Il Master Executive in
Si tratta, come ci dice la pagina dell’università dedicata, di un
Master Executive per imparare a progettare siti, applicazioni desktop e mobile, intranet, gestire la comunicazione digitale per le aziende e per la pubblica amministrazione, organizzare spazi informativi complessi. Un percorso professionalizzante per formare una nuova generazione di specialisti del web.
Informazioni e iscrizioni
Per informazione e iscrizioni al Master dovete visitare la pagina del Master presso il sito della IULM.
I motivi di un master in architettura dell’informazione
Inizialmente nata come “Architettura dell’Informazione”, la progettazione degli spazi digitali è diventata progressivamente un’attività talmente estesa da meritarsi l’appellativo di “Progettazione dell’Esperienza degli Utenti” (User Experience Design, o più semplicemente UXD). Il termine “Architettura dell’Informazione” è oggi prevalentemente usato per descrivere l’aspetto dello UXD che riguarda il modo in cui i contenuti sono strutturati e organizzati.
Lo User Experience Designer è dunque colui che progetta e raffina l’esperienza che le persone faranno di un artefatto digitale, come un sito, una intranet o un’applicazione, ma non solo. Con il progressivo estendersi della rete negli oggetti e negli spazi quotidiani infatti, oggi lo UXD è sempre più spesso chiamato a definire e organizzare la comunicazione e l’esperienza che si svolge in spazi complessi come ospedali, grandi stazioni, supermercati, università.
Da almeno un decennio gli User Experience Designer e gli Architetti dell’Informazione sono figure professionali imprescindibili nel mondo anglosassone e in tutto il nord Europa. Negli ultimi anni, anche nel nostro Paese la richiesta di questo tipo di figure è cresciuta a un ritmo costante. Il Master risponde proprio a questa domanda crescente di professionisti.
Intervista a Federico Badaloni
Federico Badaloni è per me innanzitutto un amico. Ed la persona che mi ha introdotto all’architettura dell’informazione. È giusto che i miei lettori lo sappiano. Non intratteniamo nessun rapporto professionale, ma spesso mi confronto con lui sulla disciplina.
Federico Badaloni, architetto dell’informazione per GEDI (L’Espresso), è docente e coordinatore del Master. Oltre ad essere l’autore del libro Architettura della comunicazione.
Uno dei punti forti del master è che le lezioni sono tenute da docenti universitari ed esperti dei vari settori disciplinari trattati durante i sei mesi di didattica. Per cui si hanno esperti di comunicazione, architettura dell’informazione, marketing, visual design, interaction design, project management e programmazione.
User Experience
Domanda: Come sei venuto a contatto con la UX? Ritieni anche tu che sia un cambio di paradigma?
Risposta: Per me l’incontro con la UX, che all’epoca si chiamava ancora Architettura dell’Informazione, è avvenuto pochi mesi dopo la pubblicazione di Information Architecture di Rosenfeld e Morville. Ricordo ancora il pensiero che si è formato nella mia testa: “ma allora quello che faccio ha un nome!”.
Il vero cambio di paradigma è stato mettere al centro l’utente e basare un’intera prassi di lavoro su questo atto. Si tratta di una rivoluzione che nel nostro Paese trova ancora molte resistenze, purtroppo.
Domanda: Qual è la tua giornata tipo professionale?
Risposta: Arrivo in ufficio verso le 8.30 e -in genere- per prima cosa do un’occhiata alle cose interessanti che sono state pubblicate nelle ultime 24-48 ore. Grazie a Feedly, un reader RSS che mi presenta in un unico colpo d’occhio tutto ciò che devo leggere, si tratta di un’operazione che dura al massimo una mezz’ora.
A questo punto comincio a riprendere le questioni più urgenti che sono ancora in lavorazione e, per ognuna di esse, faccio una lista di azioni che dovrò compiere in giornata. Siccome sono responsabile di due aree, quella di progettazione e quella che si occupa di graphic design, verso le 10.00 faccio un punto più di dettaglio con il team leader dell’area grafica al quale segue spesso un rapido breafing con gli architetti dell’informazione.
Seguo i progetti più grandi in prima persona, per questa ragione quasi sempre il resto della giornata viene assorbito dal classico lavoro di UX design: ricerca sugli utenti, realizzazione di deliverables, definizione di tassonomie, creazione di prototipi, test di usabilità, eccetera. Un’altra fetta importante del mio tempo è necessaria per coordinare il lavoro con le altre aree dell’azienda e per tenere allineati i vari stakeholders. Verso le sette di sera, in genere, riesco a staccare.
D: Quale parte del tuo lavoro preferisci?
Senza esitazione: la definizione di tassonomie e coreografie
D: Secondo te, cosa rende un designer un buon designer?
La capacità di astrazione
Strumenti e formazione
D: Quali sono i tuoi strumenti di lavoro?
R: Quello che uso di più è Google Drive: mi permette di collaborare con i vari membri del mio team, di archiviare e ritrovare rapidamente la documentazione, di lavorare da devices differenti. Per quanto riguarda il monitoraggio della pipeline dei progetti usiamo Trello. Per la prototipazione (che sostituisce ormai quasi sempre il wireframing) usiamo Proto.io.
D: Hai fondato un master dove si insegna l’architettura dell’informazione. Di che si tratta?
R: Confrontandomi con gli amici e colleghi in giro per l’Italia, mi sono reso conto che tutti avevamo lo stesso problema: trovare persone con la giusta formazione da assumere o da far collaborare con noi. Ho pensato quindi di mettere assieme i professionisti che stimo di più e proporre loro di unire gli sforzi per formare una nuova leva di architetti dell’informazione e user experience designers. Ho proposto il progetto all’università IULM di Milano, che lo ha accolto con entusiasmo.
Siamo ormai alla quarta edizione del master e tutti coloro che sono usciti dalle precedenti edizioni hanno trovato lavoro immediatamente. Proponiamo un corso impegnativo, ma che unisce alle competenze teoriche necessarie anche una solida formazione pratica: chi esce dal master è in grado di lavorare da subito in qualunque ambito.
Questa consapevolezza si è diffusa nelle aziende italiane e ricevo ormai di continuo richieste di curriculum da parte di tutti coloro che sono alla ricerca di gente in gamba e formata come si deve. Questa risposta da parte del mercato è per me una grandissima soddisfazione.
Valori e blog
D: Ho ripreso anch’io sul blog i valori dell’architettura dell’informazione che insegni al Master. Cosa hai imparato tu?
R: Insegnando rimetto a posto le idee. Ma soprattutto ho l’occasione di ascoltare, di capire dove devo andare più a fondo, di perfezionare il metodo di lavoro che propongo, di scoprire situazioni ed esigenze nuove.
D: Ho iniziato a scrivere questo blog quando tu stesso avevi un blog. E questo blog è frutto di una nostra chiacchierata davanti ad una pizza. Eppure tu non hai più scritto. Sei passato a Medium. E scrivi molto meno. Pensi anche tu che i blog siano morti? I tempi sono cambiati? Altre prospettive?
Non credo che i blog siano morti, ma credo che sia un processo naturale quello di cercare sempre di aumentare il livello qualitativo dei post. In questo modo si passa da un blog come diario a un blog che assomiglia più ad una raccolta di piccoli saggi, e per scrivere questo tipo di contenuti c’è bisogno di molto più impegno.
Consigli
Consiglia un libro.
L’ordine del tempo, di Carlo Rovelli
Consiglia un brano musicale o un cd.
Le sei bagatelle di Gyorgy Ligeti
Un film?
La grande bellezza di Paolo Sorrentino
Obiettivi e destinatari del master
Obiettivo del Master è formare professionisti in grado di strutturare efficacemente informazioni, servizi e percorsi in tutti gli spazi informativi condivisi come siti web, intranet, applicazioni, ma anche fisici come punti vendita, musei, ospedali. Oppure anche procedurali come flussi informativi nei servizi o nei processi aziendali.
Il percorso formativo si rivolge a tutti gli studenti universitari, ai professionisti della comunicazione che hanno necessità di imparare le dinamiche dell’informazione digitale, ai grafici, agli sviluppatori e ai project manager che vogliono estendere le loro competenze, a tutti coloro che hanno l’esigenza di acquisire maggiore conoscenza per rendere più efficace il proprio business digitale.
Intervista a Federico Badaloni sull’architettura dell’informazione
da Toni Fontana | Ott 20, 2015 |
L’intervista a Federico Badaloni che vi propongo oggi (20 ottobre 2015) è un documento molto importante per me perché si tratta del momento in cui ho iniziato ad approfondire l’architettura dell’informazione e da cui nasce questo blog . L’occasione di incontro con Badaloni fu il Festival GlocalNews di Varese, festival del giornalismo digitale che, ogni anno, raccoglie i migliori professionisti del settore per parlare di giornalismo e web a livello Globale e Locale.
Una seconda giovinezza professionale
Scoprire che esisteva una disciplina come l’architettura dell’informazione è stata una rivelazione.
Generare valore in un ottica di fiducia, porsi in un’ottica di relazione e di dialogo, costruire progetti in forma collaborativa, cambiare il mondo, generare ecosistemi informativi, sottolineare la necessità di uno studio umanistico per comprendere il presente e il futuro.
furono parole e frasi che mi entusiasmarono all’ora e che mi entusiasmano ancora oggi.
In breve tempo ho dovuto rivedere gran parte del mio lavoro svolto negli anni. Ho rivisto con occhi diversi quanto avevo fatto, sentito e imparato. Ho riscoperto lati della mia professionalità e personalità che avevo sottovalutato e messo da parte.
Grazie all’architettura dell’informazione ho ritrovato una seconda giovinezza professionale: ho iniziato nuove letture, ho imparato nuovi concetti, ho conosciuto persone interessantissime con cui condivido valori e pensieri, ho ritrovato spunti di riflessione esaltanti e avveniristici. Mi sono ritrovato vicino agli architetti dell’informazione persino nei gusti musicali.
Ho iniziato anche a vivere un po’ di frustrazione, lo ammetto, perché quando si cerca di spiegare ai non addetti ai lavori che devono ribaltare il loro punto di vista e rivoluzionare il loro lavoro, vedo negli occhi di queste persone un po’ di smarrimento.
Negli Stati Uniti non è così; le aziende che lavorano sul web sono alla continua ricerca di architetti dell’informazione e le redazioni giornalistiche hanno ai vertici team di architetti dell’informazione.
#IIAS15
L’architettura dell’informazione in Italia, invece, manca di un ascolto da parte dei vertici delle aziende. E questo costringe il nostro Paese ad un ritardo notevole rispetto ai paesi più avanzati. Attenzione, l’Italia non gli italiani che, invece, stanno contribuendo alla crescita di questa disciplina non solo nel nostro Paese ma anche all’estero. In testa abbiamo due professori: Luca Rosati ( noto ai miei lettori perché da lui spesso ho preso spunto per i miei post) e Andrea Resmini; e una schiera di architetti e User Experience Designer all’avanguardia, che vi elencherò magari in un un prossimo post.
Conferma di tutto questo è il Summit dell’architettura dell’informazione italiana giunto alla sua nona edizione e a cui partecipano professionisti da ogni parte d’Italia. Tema di quest’anno “Dall’ascolto alla progettazione“. Io che mi occupo dei contesti sonori, che sono sempre sopra le righe, aggiungo un sottotitolo mio personale “Ossia come ascoltare per farsi ascoltare”.
Una bella sfida, insomma, un’avventura avvincente, un nuovo viaggio in cui mi sto divertendo da matti!