Scopo di questo blog è quello di parlare di architetture dell’informazione in contesti sonori. Ed è per questo motivo che spesso parlerò e riporterò articoli e pensieri sulla Musica, che è contesto sonoro, ed è anche elemento imprescindibile dalla nostra Cultura. Oggi, raccolgo alcune parti (le più significative per questo blog) del discorso del Papa emerito, Benedetto XVI, che ha tenuto il 4 luglio a Castel Gandolfo, in occasione del conferimento del doctoratus honoris causa da parte della Pontificia Università “Giovanni Paolo II” di Cracovia e dell’Accademia di Musica di Cracovia. Si è trattato del primo intervento pubblico di Joseph Raztinger dopo la rinuncia al Soglio pontificio. Aldilà delle proprie credenze di ciascun lettore a me ha molto colpito la scelta dell’argomento, ossia proprio la musica.
“Che cos’è in realtà la musica? Da dove viene e a cosa tende?
Penso si possano localizzare “tre luoghi” da cui scaturisce la musica. Una sua prima scaturigine è l’esperienza dell’amore. Quando gli uomini furono afferrati dall’amore, schiuse loro un’altra dimensione dell’essere, una nuova grandezza e ampiezza della realtà. Ed essa spinse anche a esprimersi in modo nuovo. La poesia, il canto e la musica in genere sono nati da questo essere colpiti, da questo dischiudersi di una nuova dimensione della vita.
Una seconda origine della musica è l’esperienza della tristezza, l’essere toccati dalla morte, dal dolore, dagli abissi dell’esistenza. Anche in questo caso si dischiudono, in direzione opposta, nuove dimensioni della realtà che non possono più trovare risposta nei soli discorsi.
Infine, il terzo luogo d’origine della musica è l’incontro con il divino, che sin dall’inizio è parte di ciò che definisce l’umano. A maggior ragione è qui che è presente il totalmente altro e il totalmente grande che suscita nell’uomo nuovi modi di esprimersi. Forse è possibile affermare che in realtà anche negli altri due ambiti, l’amore e la morte, il mistero divino ci tocca e, in questo senso, è l’essere toccati da Dio che complessivamente costituisce l’origine della musica.
[…] Nell’ambito delle diverse culture e religioni è presente una grande letteratura, una grande architettura, una grande pittura e grandi sculture. E ovunque c’è la musica. E tuttavia in nessun altro abito culturale c’è una grandezza pari a quella nata nell’ambito della fede cristiana. Da Palestrina a Bach, a Handel, sino a Mozart, Beethoven e Bruckner. La musica occidentale è qualcosa di unico, che non ha eguali nella altre culture. E questo – mi sembra- ci deve far pensare.
Certo, la musica occidentale supera di molto l’ambito religioso e ecclesiale. E tuttavia essa trova comunque la sua origine più profonda nella liturgia, nell’incontro con Dio. In Bach, per il quale la gloria di Dio rappresenta ultimamente il fine di tutta la musica, questo è del tutto evidente.
La risposta grande e pura della musica occidentale si è sviluppata nell’incontro con quel Dio che, nella liturgia, si rende presente a noi in Cristo Gesù. Quella musica, per me, è una dimostrazione della verità del cristianesimo. Laddove si sviluppa una risposta così, è avvenuto un incontro con la verità, con il vero creatore del mondo. Per questo la grande musica sacra è una realtà di rango teologico e di significato permanente per la fede dell’intera cristianità, anche se non è affatto necessario che essa venga eseguita sempre e ovunque. D’altro canto è chiaro però anche che essa non può scomparire dalla liturgia e che la sua presenza può essere un modo del tutto speciale di partecipazione alla celebrazione sacra, al mistero della fede.
[…] Non conosciamo il futuro della nostra cultura e della musica sacra. Ma una cosa mi sembra chiara: dove realmente avviene l’incontro con Dio vivente che in Cristo viene verso di noi, lì nasce e cresce nuovamente anche la risposta, la cui bellezza viene dalla verità stessa.”