Una cosa che mi ha sempre colpito e che ripeto sempre è che una lingua muore quando muore il penultimo parlante. Muore nell’esatto momento in cui non c’è chi quella lingua la ascolta e la comprende. E dunque, le lingue morte, forse non sono così morte come si dice spesso.

Il linguaggio è molto più di un insieme di parole: è la materia viva della nostra realtà sociale. Ogni parola che scegliamo, ogni frase che costruiamo, lascia un segno. Comunichiamo per entrare in relazione, per costruire ponti di comprensione reciproca. Ma quelle stesse parole, se mal utilizzate o scelte con superficialità, possono trasformarsi in muri che separano, isolano e frammentano la nostra società.

Parole come relazione e responsabilità

Il linguaggio dunque è un atto relazionale: ciò che diciamo non è mai neutro. Ogni parola riflette un’intenzione, un significato, ma anche un’interpretazione della realtà. Quando parliamo, scriviamo, o interagiamo – con le persone o con una macchina – stiamo compiendo una scelta. Questa scelta influenza chi ci ascolta, chi ci legge e, in ultima analisi, come percepiamo il mondo.

Pensiamo al dialogo: il dialogo autentico è un incontro, un processo di costruzione. Le parole giuste permettono di colmare distanze, sciogliere pregiudizi e creare spazi comuni. Al contrario, parole aggressive, ambigue o mal progettate possono alimentare conflitti e incomprensioni.

Come ha scritto Wittgenstein:

“I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo.”

Quando il linguaggio manca di chiarezza o consapevolezza, il dialogo stesso diventa impossibile.

Il linguaggio delle macchine: parole programmate, parole umane

Viviamo in un’epoca in cui il linguaggio umano si fonde sempre più con quello delle macchine: chatbot, assistenti vocali e interfacce conversazionali sono progettate per dialogare con noi, ma dietro ogni risposta c’è una scelta linguistica ben precisa. Come conversational designer, so che ogni parola scritta in un’interfaccia è frutto di un processo progettuale:

  • Qual è l’intento di chi ha creato questa risposta?
  • Che tone of voice vuole trasmettere?
  • Quale messaggio sta veicolando?

Queste parole “meccaniche” non sono neutre. Sono la nostra lingua – la lingua di chi ha progettato quel sistema – e riflettono i valori, i bias e gli obiettivi di chi ha voluto trasmettere quel messaggio. Una risposta da un chatbot può essere accogliente o fredda, inclusiva o discriminatoria, chiara o confusa. Anche qui si costruiscono ponti o muri. Anche la scelta di una voce femminile, rispetto a quella maschile, dice molto su come la pensa chi ha progettato l’assistente vocale.

La responsabilità di scegliere le parole

La consapevolezza linguistica è responsabilità di tutti: che si tratti di progettare dialoghi con assistenti vocali, parlare con i colleghi, scrivere sui social o costruire narrazioni pubbliche. Scegliere con cura le parole significa prendersi cura delle relazioni.

Costruire ponti significa:

  • Usare un linguaggio chiaro e accessibile per includere e non escludere.
  • Evitare parole che consolidano stereotipi e pregiudizi.
  • Favorire dialoghi aperti, in cui il linguaggio non sia uno strumento di potere, ma di connessione.

Al contrario, erigere muri linguistici può significare ignorare l’altro, chiudersi in un linguaggio autoreferenziale o utilizzare le parole come armi per ferire e separare.

Anche scrivere un preventivo incomprensibile potrebbe significare che il professionista si innalza di una posizione rispetto a chi non compre il suo linguaggio tecnico. Spiegare quel preventivo è un servizio di relazione.

La nostra lingua è il nostro mondo

Il linguaggio, che sia umano o progettato per una macchina, è uno specchio delle nostre intenzioni e della nostra visione del mondo. Se desideriamo una società più inclusiva, rispettosa e umana, dobbiamo cominciare dalle parole. Non possiamo costruire soluzioni comuni senza un linguaggio che sappia unirci anziché dividerci.

Le parole sono la prima pietra di un dialogo: scegliamole con cura, perché da lì comincia tutto.

Costruiamo ponti, non muri!