“Lasciamo stare la battaglia lessicale, parliamo di soluzioni.”
“Non parliamo di patriarcato.”
Quante volte abbiamo sentito queste frasi? Eppure, ignorare il linguaggio significa ignorare il punto di partenza per comprendere e affrontare un problema. Non possiamo risolvere ciò che non sappiamo nominare.
Il linguaggio non è un dettaglio. È la base della nostra comprensione del mondo. Se non riconosciamo le parole che definiscono un problema – patriarcato, disparità, sessismo – come possiamo identificarlo, analizzarlo e superarlo?
Parlare di Presidente e non di Presidentessa, dire il Presidente o la Presidente, rifiutare termini che riconoscono il ruolo delle donne in ambiti tradizionalmente maschili, non è solo una questione di forma o di articolo. Le parole che scegliamo riflettono ciò che consideriamo normale, accettabile, possibile.
Il patriarcato non è solo una struttura economica o sociale: è anche una narrazione. È il sistema che decide quali parole usiamo e quali lasciamo ai margini, quali identità sono visibili e quali restano nell’ombra. Combattere per un linguaggio inclusivo non è un capriccio: è il primo passo per cambiare quella narrazione.
La battaglia per la parità, dunque, non è “solo” una questione di parole. Ma è anche una questione di parole. E partire da lì significa costruire fondamenta solide per un cambiamento duraturo.
Il cambiamento parte dalle parole.