La Psicologia del Design influenza l’esperienza utente attraverso i bias cognitivi.

e ogni volta che le persone interagiscono con un prodotto fisico, ma ancor di più con un prodotto digitali, le persone, attraversano un ciclo decisionale composto da quattro fasi principali: filtrano le informazioni, cercano un significato, agiscono entro un determinato tempo, conservano i frammenti dell’interazione nei loro ricordi.

Per migliorare l’esperienza delle persone dunque, è fondamentale comprendere i bias cognitivi e le euristiche che influenzano queste fasi. Di seguito riporto un elenco di pregiudizi cognitivi e principi di progettazione.

Informazione

Gli utenti filtrano molte delle informazioni che ricevono, anche quando potrebbero essere importanti.

Bias cognitivi informativi

  • Sovraccarico cognitivo: quando gli utenti sono esposti a troppe informazioni, possono sentirsi sopraffatti e ignorare dettagli importanti.
  • Bias dell’attenzione selettiva: tendenza a concentrarsi su alcune informazioni rilevanti per loro, ignorando altre.
  • Effetto primacy e recency: naggiore probabilità di ricordare le prime e ultime informazioni presentate.

Principi di progettazione:

  • Minimalismo: riduci al minimo gli elementi non essenziali per evitare distrazioni.
  • Gerarchia visiva: utilizza dimensioni, colori e posizionamento per evidenziare le informazioni chiave.
  • Chunking: suddividi le informazioni in blocchi gestibili per facilitarne l’assimilazione.

Senso

Quando gli utenti cercano di dare un senso alle informazioni, fanno storie e ipotesi per colmare le lacune.

Bias cognitivi si senso

  • Bias di conferma: ricerca di informazioni che confermano le proprie credenze preesistenti.
  • Euristica della rappresentatività: giudicare la probabilità di un evento basandosi su quanto esso assomiglia a un caso tipico.
  • Bias della causalità: tendenza a vedere relazioni causa-effetto anche quando non esistono.

Principi di progettazione:

  • Coerenza e familiarità: usa schemi e modelli familiari per aiutare gli utenti a comprendere più rapidamente.
  • Metafore visive: impiega immagini e simboli che rappresentano concetti complessi in modo intuitivo.
  • Feedback chiaro: fornisci risposte immediate alle azioni degli utenti per confermare le loro aspettative.

Tempo

Gli utenti sono occupati, quindi cercano scorciatoie e saltano rapidamente alle conclusioni.

Bias cognitivi correlati al tempo

  • Euristica della disponibilità: valutazione basata sulle informazioni che vengono in mente più facilmente.
  • Effetto di ancoraggio: dipendenza eccessiva dalla prima informazione ricevuta.
  • Bias della fretta: prendere decisioni affrettate senza considerare tutte le informazioni.

Principi di progettazione:

  • Design intuitivo: crea interfacce che richiedono il minimo sforzo per essere comprese.
  • Percorsi chiari: guida l’utente attraverso azioni predefinite per raggiungere rapidamente i loro obiettivi.
  • Tempi di caricamento ottimizzati: riduci al minimo i tempi di attesa per mantenere l’attenzione dell’utente.

Memoria

Gli utenti cercano di ricordare ciò che è più importante, ma il loro cervello preferisce alcuni elementi rispetto ad altri.

Bias cognitivi correlati alla memoria:

  • Effetto di spaziatura: ricordiamo meglio le informazioni quando l’apprendimento è distribuito nel tempo.
  • Bias dell’Auto-Riferimento: tendenza a ricordare meglio le informazioni che si riferiscono a se stessi.
  • Effetto Zeigarnik: Ricordiamo più facilmente i compiti incompleti o interrotti.

Principi di Progettazione:

  • Ripetizione Strategica: Reinserisci informazioni chiave in punti diversi per rafforzarne il ricordo.
  • Personalizzazione: Permetti agli utenti di personalizzare la loro esperienza per renderla più memorabile.
  • Storytelling: Usa narrazioni per creare connessioni emotive e facilitare la memorizzazione.

Risorse

Per approfondire ulteriormente i bias cognitivi e la psicologia del design, considera le seguenti risorse:

Risorse utili

Sicuramente è utile creare un foglio informativo che riassume questi bias e principi per avere un riferimento rapido per te e il team durante il processo di progettazione.

Coinvolgere le persone in discussioni sui bias cognitivi serve a sviluppare una consapevolezza condivisa e quindi poter applicare questi principi in modo efficace nel lavoro quotidiano.

Inoltre comprendere i pregiudizi e le euristiche che influenzano le quattro fasi del ciclo decisionale, può portare a progettare prodotti che non solo soddisfano le esigenze degli utenti ma che li guidino intuitivamente verso esperienze più significative e memorabili.

I numerosi bias cognitivi conosciuti

  1. Bias di conferma: tendenza a cercare, interpretare e ricordare informazioni che confermano le proprie credenze preesistenti.
  2. Effetto ancoraggio: dipendenza eccessiva dalla prima informazione ricevuta (l'”ancora”) durante il processo decisionale.
  3. Bias di disponibilità: valutazione della probabilità di eventi basandosi su quanto facilmente esempi simili vengono in mente.
  4. Effetto Dunning-Kruger: le persone con basse competenze in un’area tendono a sopravvalutare le proprie abilità.
  5. Bias dell’attenzione selettiva: concentrarsi su alcuni aspetti dell’informazione mentre se ne ignorano altri.
  6. Bias di sovra-confidenza: sopravvalutare le proprie capacità o la precisione delle proprie previsioni.
  7. Bias dell’auto-attribuzione: attribuire i successi a fattori interni e i fallimenti a fattori esterni.
  8. Bias del punto cieco: riconoscere i bias cognitivi negli altri ma non in se stessi.
  9. Illusione di controllo: credere di poter controllare o influenzare risultati su cui si ha poco o nessun potere.
  10. Bias dell’attribuzione fondamentale: attribuire il comportamento altrui a caratteristiche personali piuttosto che a situazioni esterne.
  11. Euristica della rappresentatività: giudicare la probabilità di un evento basandosi su quanto esso corrisponde a un prototipo esistente.
  12. Effetto alone: percezione influenzata da un’unica caratteristica positiva o negativa di una persona o cosa.
  13. Bias dell’ottimismo: sottovalutare la probabilità di eventi negativi e sovrastimare quelli positivi per se stessi.
  14. Effetto framing: le decisioni sono influenzate dal modo in cui le informazioni sono presentate.
  15. Effetto primacy e recency: maggiore probabilità di ricordare le prime (primacy) e ultime (recency) informazioni in una serie.
  16. Avversione alla perdita: dare maggiore peso alle perdite rispetto ai guadagni equivalenti.
  17. Bias dello status quo: preferenza per lo stato attuale delle cose rispetto al cambiamento.
  18. Effetto bandwagon (Carrozzone): tendenza ad adottare credenze o comportamenti perché molte altre persone lo fanno.
  19. Bias del costo irrecuperabile: continuare in un’attività a causa dell’investimento già fatto, indipendentemente dai costi futuri.
  20. Effetto placebo: miglioramento percepito della salute o del benessere dovuto alla convinzione nell’efficacia di un trattamento inattivo.
  21. Bias dell’illusione di trasparenza: credere che i propri stati emotivi siano più evidenti agli altri di quanto non siano in realtà.
  22. Errore di pianificazione: sottostimare il tempo necessario per completare un’attività.
  23. Bias della correlazione illusoria: percepire una relazione tra eventi non correlati.
  24. Bias del consenso falso: credere che gli altri condividano le proprie opinioni e comportamenti più di quanto non facciano realmente.
  25. Bias dell’omogeneità dell’outgroup: percepire i membri di un gruppo esterno come più simili tra loro di quanto non siano.
  26. Effetto pygmalion: le aspettative più elevate portano a un aumento delle prestazioni.
  27. Bias della proiezione: attribuire i propri pensieri e sentimenti agli altri.
  28. Bias della memoria selettiva: ricordare solo certi dettagli e dimenticare altri, spesso in modo che confermi le proprie credenze.
  29. Effetto Zeigarnik: tendenza a ricordare meglio le attività incompiute o interrotte.
  30. Bias del senso di colpa per la sopravvivenza: sentirsi in colpa per essere sopravvissuti a un evento traumatico quando altri non l’hanno fatto.
  31. Effetto Forer (Effetto Barnum): credere che descrizioni vaghe e generiche siano altamente accurate per se stessi.
  32. Bias dell’auto-servizio: attribuire i successi a fattori interni e i fallimenti a fattori esterni.
  33. Bias della riprova sociale: assumere che il comportamento degli altri indichi il comportamento corretto.
  34. Bias della negatività: dare più peso alle informazioni negative rispetto a quelle positive.
  35. Bias di conformità: modificare il proprio comportamento o opinioni per allinearsi al gruppo.
  36. Effetto di Mere Exposure: preferire cose semplicemente perché sono familiari.
  37. Effetto spotlight: sopravvalutare quanto gli altri notino il proprio aspetto o comportamento.
  38. Bias della disponibilità euristica: valutare la probabilità di eventi basandosi su quanto facilmente esempi vengono in mente.
  39. Bias dell’euristica dell’affetto: prendere decisioni basate su sentimenti immediati piuttosto che su analisi dettagliate.
  40. Effetto IKEA: valutare di più prodotti che si sono parzialmente creati da soli.
  41. Effetto dotazione: attribuire più valore a cose semplicemente perché le possediamo.
  42. Effetto di contrasto: la percezione è influenzata dal confronto con elementi vicini nel tempo o nello spazio.
  43. Bias dell’apofenia: vedere pattern o connessioni in dati casuali o senza senso.
  44. Effetto rashomon: testimonianze diverse dello stesso evento possono variare a causa di percezioni soggettive.
  45. Effetto Mandela: ricordi condivisi inesatti o falsi di eventi o dettagli storici.
  46. Effetto Streisand: tentare di nascondere o censurare informazioni porta alla loro maggiore diffusione.
  47. Bias dell’illusione di frequenza: dopo aver notato qualcosa di nuovo, sembra apparire con maggiore frequenza.
  48. Effetto Golem: aspettative negative portano a una diminuzione delle prestazioni.
  49. Effetto placebo nocebo: aspettative negative causano effetti negativi sulla salute o sul benessere.
  50. Bias della generalizzazione: trarre conclusioni generali da pochi esempi.

Questo elenco comprende molti dei bias cognitivi più noti e studiati in psicologia.

Continuazione dell’elenco dei bias cognitivi:

  1. Bias della fissità funzionale: difficoltà a vedere usi alternativi per oggetti comuni, limitando la capacità di risolvere problemi.
  2. Bias della negligenza della Linea Base: ignorare informazioni statistiche generali a favore di dettagli specifici del caso.
  3. Bias del giocatore d’azzardo: credere che eventi casuali passati influenzino eventi futuri non correlati.
  4. Bias del sopravvissuto: concentrarsi su persone o cose che sono “sopravvissute” a un processo di selezione, ignorando coloro che non l’hanno fatto, portando a conclusioni distorte.
  5. Bias della negligenza della probabilità: sottovalutare o ignorare le probabilità reali quando si prendono decisioni in condizioni di incertezza.
  6. Effetto di compromesso: tendenza a scegliere l’opzione intermedia tra due estremi per evitare rischi.
  7. Effetto decoy: la presenza di una terza opzione meno attraente può influenzare la scelta tra le due opzioni principali.
  8. Bias della disposizione: tendenza degli investitori a vendere asset che hanno guadagnato valore, mantenendo quelli che hanno perso valore.
  9. Effetto di negligenza della durata: valutare un’esperienza basandosi su momenti chiave piuttosto che sulla sua durata complessiva.
  10. Bias del giudizio morale: le emozioni influenzano il giudizio morale più del ragionamento.
  11. Bias del clustering: vedere pattern o trend in dati casuali.
  12. Effetto pigmalione: aspettative elevate portano a migliori prestazioni.
  13. Effetto Golem: aspettative basse portano a peggiori prestazioni.
  14. Bias della profezia autoavverante: le credenze influenzano le azioni che rendono le credenze stesse realtà.
  15. Bias della convinzione di equità: aspettativa che le situazioni siano giuste, portando a dissonanza quando non lo sono.
  16. Effetto di falsa unicità: credere che le proprie qualità o abilità siano più uniche di quanto non siano in realtà.
  17. Bias della falsa consensus: sopravvalutare quanto le proprie opinioni siano comuni (già citato al numero 24 come “Bias del consenso falso”).
  18. Bias della negazione: rifiuto di accettare realtà spiacevoli o minacciose.
  19. Bias dell’Illusione di controllo: credere di poter controllare eventi su cui si ha poco o nessun potere (già citato al numero 9).
  20. Bias della generalizzazione eccessiva: trarre conclusioni ampie da informazioni limitate.
  21. Bias della disattenzione al cambiamento: mancata percezione di cambiamenti evidenti nell’ambiente.
  22. Effetto di posizione seriale: ricordare meglio gli elementi all’inizio e alla fine di una lista.
  23. Bias della negazione della probabilità: ignorare o sottovalutare la probabilità di eventi negativi.
  24. Bias del pregiudizio di gruppo: favorire le opinioni o decisioni del proprio gruppo rispetto a quelle di altri.
  25. Effetto dissonanza cognitiva: disagio causato dalla presenza simultanea di idee contraddittorie, portando a modifiche nelle credenze o nei comportamenti.
  26. Bias della motivazione egoistica: attribuire i successi a fattori interni e i fallimenti a fattori esterni (già citato al numero 7 e 32 come “Bias dell’Auto-Attribuzione” e “Bias dell’Auto-Servizio”).
  27. Bias della memoria egocentrica: ricordare il passato in modo da mettere se stessi in una luce positiva.
  28. Bias della sostituzione di attributo: sostituire una domanda complessa con una più semplice quando si prendono decisioni.
  29. Bias dell’Effetto Forer (Effetto Barnum): credere che descrizioni generiche della personalità si applichino specificamente a sé stessi (già citato al numero 31).
  30. Effetto ostracismo: esclusione sociale che influenza negativamente il comportamento e la percezione.
  31. Bias della comparazione sociale: valutare sé stessi in base al confronto con gli altri.
  32. Effetto Dunning-Kruger: le persone meno competenti tendono a sopravvalutare le proprie abilità (già citato al numero 4).
  33. Bias della reattanza: reazione contro restrizioni percepite alla propria libertà di scelta.
  34. Effetto di trascinamento del piano: continuare con un piano originale nonostante nuove informazioni suggeriscano cambiamenti.
  35. Bias della proiezione: attribuire i propri pensieri e sentimenti agli altri (già citato al numero 27).
  36. Bias della negligenza del rischio: ignorare o sottovalutare i rischi associati a una decisione.
  37. Bias del pensiero magico: credere che pensieri, parole o azioni possano influenzare eventi in modi che sfidano le leggi della causalità.
  38. Bias della sottostima dell’influenza sociale: sottovalutare quanto il comportamento degli altri influisca sul proprio.
  39. Effetto placebo nocebo: aspettative negative causano effetti negativi (già citato al numero 49).
  40. Bias della trascuratezza dell’empatia: difficoltà a prevedere o comprendere le reazioni emotive degli altri.
  41. Effetto diabolico: attribuire caratteristiche negative a una persona basandosi su un’unica caratteristica negativa.
  42. Bias della riprova sociale: tendenza a considerare corretto ciò che vediamo fare dagli altri (già citato al numero 33).
  43. Bias dell’avversione alla sconosciuta: preferenza per le opzioni conosciute rispetto a quelle sconosciute.
  44. Bias della previsione affettiva: difficoltà nel prevedere accuratamente le proprie emozioni future.
  45. Bias dell’effetto Spotlight: dopravvalutare quanto gli altri notino il proprio comportamento o aspetto (già citato al numero 37).
  46. Bias della reinterpretazione retrospettiva: modificare i ricordi in base alle nuove informazioni o credenze.
  47. Bias della giustizia del mondo: credere che le persone ottengano ciò che meritano (già citato al numero 81).
  48. Effetto del telefono senza fili: distorsione delle informazioni attraverso ripetute comunicazioni.
  49. Bias della frammentazione della memoria: ricordare solo parti di eventi, spesso distorte.
  50. Bias della superiorità illusoria: credere di essere migliori degli altri in vari aspetti.

I bias cognitivi sono inclinazioni sistematiche nel pensiero che influenzano il modo in cui le persone elaborano le informazioni e prendono decisioni. Comprendere questi bias può aiutare a migliorare la comunicazione, la progettazione e l’interazione con gli utenti.